Bani Walid resiste ai rivoltosi, Anche Erdogan arriva a Tripoli

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Resiste ancora Bani Walid. La roccaforte del colonnello Gheddafi, sottoposta ieri a un attacco dei ribelli, non si è piegata. Doppio attacco dei ribelli. Una lunga colonna di veicoli armati è arrivata nella città  a 150 chilometri a sud di Tripoli, dopo una dura battaglia lungo la strada con le truppe fedeli al raìs. Dopo ore di furibondi combattimenti, le milizie rivoluzionarie sono state costrette a ritirarsi da Bani Walid, dopo che vi erano penetrate in giornata. La ritirata è avvenuta al crepuscolo sotto un massiccio fuoco di sbarramento delle forze rimaste fedeli a Gheddafi. “Abbiamo ricevuto l’ordine di ritirarci”, ha confermato un portavoce dei rivoltosi, Assad al-Hamouri.
«Siamo stati colpiti da numerosi razzi, ma torneremo presto indietro», ha assicurato. «Dobbiamo riorganizzare le nostre truppe e rifornirci di munizioni», ha spiegato a sua volta un altro ribelle, Saraj Abdelrazaq. «Stiamo aspettando l’ordine di tornare di nuovo all’attacco».
A Sirte, invece, secondo l’emittente Al Arabiya, i rivoltosi sarebbero penetrati in città  e avrebbero fatto sventolare la bandiera rosso-verde-nera su alcuni edifici governativi. La città  è stata attaccata da più direzione, con l’ausilio dei bombardamenti delle forze della Nato. Negli scontri iniziati giovedì, almeno 11 ribelli sono stati uccisi e 34 feriti, secondo un bilancio fornito dal Consiglio militare di Misurata. Almeno 40 soldati del regime sono stati arrestati. Sulla città  che ha dato i natali a Muammar Gheddafi stanno convergendo nuove brigate dell’opposizione, da ovest e da sud. «La maggior parte di queste su trova a circa 20 chilometri a sud di Sirte, nei villaggi di Jaraf ed Egbeda», ha detto Sadiq Fayturi, responsabile logistico della Brigata Qabra.
Ieri intanto, dopo la visita trionfale del presidente francese Nicolas Sarkozy e del premier britannico David Cameron, è arrivato a Tripoli il premier turco Recep Tayyp Erdogan, nell’ambito della sua tournée nord-africana. «Finalmente arriva il potere del popolo»: lo ha detto Erdogan, sottolineando che i «regimi totalitari» se ne stanno andando. Subito dopo è andato a Misurata e Bengasi, da cui si è poi diretto nella vicina Solluk per visitare la tomba dell’eroe della resistenza anti-italiana Omar el-Mokhtar.
Ieri il colonnello non si è fatto sentire con uno dei suoi messaggi veicolati normalmente dall’emittente al-Rai, basata a Damasco. Ha invece parlato il portavoce del regime, Moussa Ibrahim, denunciando la visita compiuta a Tripoli e Bengasi d Sarkozy e Cameron, accusandoli di volere «trasformare la Libia in un feudo dell’Occidente». «La Francia tenta di rafforzare i suoi agenti in Libia e il Regno Unito di favorire delle figure politiche che gli siano alleate, al cospetto di quelli che ruotano attorno agli Stati Uniti e al Qatar», per «trasformare la Libia in un feudo dell’Occidente», ha detto Moussa Ibrahim.


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