Cellulari, l’asta delle frequenze porta allo Stato 3,9 miliardi

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MILANO – Quasi 4 miliardi, una cifra che corrisponde al 60% in più di quanto previsto. E’ l’incasso che lo Stato realizza grazie all’asta delle frequenze per i telefonini di quarta generazione. «La legge di Stabilità  prevedeva un introito di 2,4 miliardi – commenta il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani – noi lo abbiamo superato. Ci impegniamo a reinvestire nel modo più efficace le risorse aggiuntive, così da generare ulteriore sviluppo nel settore». Il ministero starebbe studiando forme di incentivi e un sistema per defiscalizzare i futuri investimenti privati, come forme di sostegno alla telefonia mobile.
Alla fine di un’asta durata 22 giorni – con 469 tornate tra offerte e rilanci – arrivano nelle casse dello Stato 3.945 milioni che le società  di telefonia verseranno entro ottobre. E non è finita qui. Tutti gli operatori potranno presentare un’ulteriore offerta per la banda 2000 rimasta non assegnata. Questo, entro le ore 12.00 di lunedì 3 ottobre.
Vodafone, Wind e Tim hanno vinto due delle frequenze più appetibili (quelle da 800 megahertz). H3g si è aggiudicata un lotto da 1.800 mh (anche Vodafone e Tim ne hanno preso uno) e quattro blocchi da 2.600 mh (gli altri 4 sono andati a Wind, e 3 ciascuno a Vodafone e Tim). Quando ci sarà  la banda mobile veloce, Tim e Vodafone – che hanno entrambe speso 1,26 miliardi – saranno capaci di dare in mobilità  una copertura del tutto simile a quella che abbiamo nelle nostre abitazioni. Wind (che ha speso 1,12 miliardi) sarà  molto vicina a offrire un servizio analogo, mentre H3g ha scelto di spendere meno (305 milioni) concentrarsi solo su alcune aree. Si appoggerà  alla rete delle rivali dove non è presente con le sue frequenze.
Visto l’incasso record per le frequenze della telefonia mobile, fa ancora più scalpore che invece le frequenze televisive – quelle per il digitale terrestre – siano assegnate gratis. «Dopo un incasso di 4 miliardi – commenta Roberto Rao, capogruppo dell’Udc in Commissione di Vigilanza Rai – ci chiediamo che cosa sarebbe successo se non si fossero assegnati le 6 reti, i 6 multiplex con la procedura gratuita attraverso il beauty contest». Dello stesso avviso Vincenzo Vita, senatore del Pd, secondo cui il grande successo dell’asta per la telefonia «fa riflettere sull’assurdità  di quanto avvenuto nel contiguo campo della televisione generalista». Una scelta dettata dal fatto che «il governo, in pieno conflitto d’interessi, ha voluto il beauty contest che in volgare significa niente asta».


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