D’Alema: no alle nozze gay e nel Pd scoppia la polemica

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ROMA – La chiacchierata con Diego Bianchi, in arte Zoro, durante la festa democratica di Ostia, aveva toccato i temi più spinosi: dalla mancata legge sul conflitto di interessi, a chi ha ragione tra Francesco Totti e Luis Enrique. Clima rilassato, molte risate. Ma Massimo D’Alema, a un certo punto, ha detto qualcosa che ha fatto infuriare associazioni come Arcigay e Certi diritti. E soprattutto, un pezzo consistente del suo partito.
«Il matrimonio com’è previsto dalla Costituzione del nostro Paese, se non la si cambia, è l’unione tra persone di sesso diverso finalizzata alla procreazione. Tra l’uomo e la donna». Il presidente Copasir parla di diritti individuali, ricorda il compromesso raggiunto dal governo Prodi con i “dico”, ma quella frase messa così, suona come uno schiaffo a chi lotta da anni per l’uguaglianza degli omosessuali. Perché viene dopo un ragionamento che vuole dimostrare come si possa essere alleati con l’Udc: «In questo momento, le priorità  sono risanare, riformare lo Stato, premiare il lavoro. Sui diritti ci può essere libertà  di coscienza in Parlamento». E perché c’è un precedente del 2007, quando D’Alema, parlando con alcuni ragazzi di un istituto tecnico, aveva detto: «Il matrimonio tra omosessuali offenderebbe il sentimento religioso di tanta gente». Insorge il presidente di Arcigay: «Affermazioni talmente rozze – dice Paolo Patané – da risultare incredibili. In qualunque Paese dell’Unione queste sarebbero le tipiche dichiarazioni di un esponente di estrema destra con smanie religiose». Nel Pd, il vicepresidente Ivan Scalfarotto, anche lui in prima linea per i diritti degli omosessuali, scrive un post su Facebook: «Sveglia, Massimo, sveglia». E attacca: «D’Alema dice cose che starebbero bene in bocca a un popolare spagnolo di 70 anni, cresciuto con Fraga Iribarne. Parla come se i gay e le lesbiche non fossero persone che lavorano e non capiscono perché per noi del Pd metà  della loro esistenza non conta un fico secco». Gli dà  ragione Pippo Civati, ex rottamatore insieme a Renzi: «Rispetto all’alleanza con l’Udc, anche sul piano del governo avrei molto da dire. Oltre ai diritti civili ci sono problemi su scelte economiche, mercato del lavoro, sostegno alla scuola pubblica». Va giù dura l’associazione radicale Certi diritti, secondo cui D’Alema «opera solo in funzione dell’accordo con i fondamentalisti vaticani». A sera però il presidente Copasir si scusa. È ospite della festa democratica di Bologna, l’Arcigay va lì per contestarlo, lui chiarisce proprio davanti al presidente Paolo Patané e ad Elisa Manci di Arcilesbica: «Chiedo scusa se ci sono stati riferimenti rozzi al dettato costituzionale, forse non mi sono espresso con chiarezza, e chiedo scusa se ho creato un equivoco: non ho mai inteso dire che la Costituzione proibisce il matrimonio tra omosessuali, cosa che per altro non urta in nulla la mia sensibilità ». Poi definisce strana una polemica nata su spezzoni di un’intervista postati su Facebook, e non vuole precisare la sua posizione sui matrimoni gay: «Nel Pd c’è una commissione che ci sta lavorando».

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Paola Concia, deputata democratica: più rispetto per chi chiede diritti  “Caro Massimo, che peccato non sai che il Paese è cambiato”     


ROMA – «Sembrava Giovanardi». È quello che ha pensato Paola Concia, deputato del Pd che lotta da sempre per i diritti degli omosessuali, nel vedere il video in cui Massimo D’Alema ricorda che secondo la Costituzione il matrimonio è l’unione di un uomo e di una donna. «Serve rispetto per chi chiede dei diritti», dice lei, che ha sposato la compagna quest’estate a Francoforte.
Non era Giovanardi, ma uno dei leader più influenti del suo partito. Come l’ha presa?
«Ho pensato che non si può essere così sciatti da dire queste cose. Così si avvelenano i pozzi. Sulla questione nel Pd stiamo lavorando in commissione diritti, con Rosy Bindi, Claudia Mancina, Ivan Scalfarotto, Barbara Pollastrini. Stiamo costruendo una proposta seria, di tutto il partito, sull’unione tra persone dello stesso sesso».
Quindi tornano i dico, la proposta condivisa che l’Unione non riuscì a far approvare?
«I dico erano un’altra era geologica. Non sono riproponibili. A D’Alema dico: attenzione, il Paese è più avanti di noi. Quando ci siamo sposate, io e Ricarda, non ci aspettavamo i tantissimi messaggi di affetto che ci sono arrivati. Ci hanno scritto vecchi, giovani, ragazzi. La maggior parte etero, e cattolici».
È un avvertimento per tutto il Pd?
«Bersani dice sempre che bisogna tenere l’orecchio a terra. Bene, io lo faccio. E questo è quello che sento. Probabilmente D’Alema non si è accorto che il Paese è cambiato».
(a.cuz.)


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