Bocciato il bilancio dello Stato il governo sull’orlo della crisi

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ROMA – Alle cinque del pomeriggio la maggioranza va ko.

L’aula di Montecitorio boccia per un voto l’articolo 1 del Rendiconto generale del Bilancio dello Stato per il 2010: 290 a 290, un pareggio che significa la debacle per il centrodestra. La maggioranza richiesta era di 291. E poco prima la coalizione di governo si era salvata per due voti sull’Assestamento di bilancio, dopo che in mattinata la Corte dei conti aveva bocciato la riforma fiscale e in commissione al Senato la maggioranza era andata sotto due volte sulla sicurezza sul lavoro. L’effetto catastrofico della giornata per la maggioranza è reso ancora più devastante dalla presenza in aula di Berlusconi che era arrivato giusto in tempo per votare e deve assistere impietrito al boato di esultanza dell’opposizione. Si alza senza dire una parola ai ministri al gran completo, non guarda nemmeno Fitto e Prestigiacomo che gli siedono accanto, agita i fogli che ha in mano, lascia il suo posto e quando passa dietro al ministro Tremonti non dice una parola ma scarica tutta la sua rabbia con un gesto eloquente. La maggioranza è nel caos: Bossi non ha partecipato al voto, perché si era trattenuto con i cronisti per raccontare che i contestatori di Varese erano di An e comunque non ce l’avevano con lui, mancavano un sacco di responsabili tra cui Scilipoti, non c’era il «ribelle» Scajola, che poco prima aveva incontrato il premier, assente Maroni, mancava soprattutto Tremonti, cioè il ministro titolare dei conti dello Stato, che si era fermato sulla porta e contro cui si scaglia tutto l’odio dei suoi nemici nel Pdl: «Ma è possibile che il ministro dell’Economia non vota sul rendiconto e se ne sta sulla porta?».

Di fronte alle accuse il ministro dell’Economia si difende con un gelido comunicato: «A poche ore dalla presentazione della legge di stabilità , il ministro Tremonti era al ministero impegnato con gli uffici di gabinetto nella valutazione dei dossier relativi a ciascun ministero. Appena ricevuta notizia dall’aula il ministro ha interrotto i lavori e si è recato a Montecitorio. Nessuna ragione politica, di nessun tipo». In totale diciannove deputati del Pdl, più sette di Popolo e Territorio, meglio noti come Responsabili, quattro del gruppo misto. Berlusconi di fronte alla batosta deve correre ai ripari: prima derubrica la sconfitta alla Cameraa semplice incidente parlamentare, poi convoca Tremonti e una riunione nella stanza del governo a cui seguirà  un vertice allargato alla Lega a Palazzo Grazioli in serata. Il centrodestra è allo sbando. «E’ l’ennesima conferma che la maggioranza non tiene», commenta il senatore pdl Pisanu. Le opposizioni chiedono le dimissioni del governo anche perché la bocciatura del Rendiconto (mai accaduta nella storia della Repubblica) equivale a una sfiducia al governo, come fa notare in aula il capogruppo del Pd Franceschini. Il governo – escludendo che Berlusconi si decida a fare un passo indietro – a questo punto non ha altra strada che verificare se ha ancora la maggioranza chiedendo un voto di fiducia su un maxiemendamento alla Relazione, come suggeriscono La Russa e Cicchitto. Ma forse non basterà  e il governo dovrà  presentare un altro disegno di legge e di sicuro si blocca la legge di stabilità  che domani sarebbe dovuta andare al consiglio dei ministri, perché si fonda su un consuntivo che ora non c’è più.

Come ha commentato Fini «la bocciatura del rendiconto è un fatto senza precedenti e non è chiaro se potrà  sopravvivere il rendiconto. Bisogna capire se si può andare avanti». La bocciatura «ha evidenti implicazioni politiche», anche se per Berlusconi si è trattato soltanto di un incidente tecnico.


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