Consob a Bpm: niente liste collegate

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MILANO – Autorità  ancora in campo su Bpm, alla vigilia del cda che oggi dovrà  alzare il velo sull’inchiesta interna sulle carriere dei sindacalisti e darne tempestiva informativa alla Consob (e al mercato, ha chiesto l’organo di vigilanza). Non basta: con una lettera datata 14 ottobre l’autorità  guidata da Giuseppe Vegas ha chiesto al cda e al collegio sindacale se a loro avviso esistano collegamenti tra le varie liste presentate per il consiglio di sorveglianza. In particolare, la Consob chiede di conoscere il parere di cda e sindaci anche «ai fini dell’attribuzione della riserva di posti alle liste presentate da organismi di investimento collettivo, di eventuali collegamenti di tali liste con quella risultata prima per numero di voti».
Le liste presentate da investitori istituzionali sono due, una promossa da Assogestioni e una da Investindustrial, di Andrea Bonomi. Che, proprio ieri, in una conferenza stampa ha spiegato di essere stato contattato «per primo dall’associazione Amici» ma ha sottolineato con forza di «non avere nessun patto con nessuno». Anzi ha aggiunto di aver poi avuto contatti con le altre liste, non solo con gli Amici. Però ha ribadito sintonia di impostazioni con la lista di Filippo Annunziata (quella promossa dagli Amici) e ha confermato il suo gradimento per l’attuale dg Enzo Chiesa nel ruolo di futuro amministratore delegato. Ha anche confermato di avere messo come condizione per i suoi futuri investimenti («Fino al 9,9% della banca, dunque per 150 milioni e con la possibilità  di andare oltre, se serve», ha detto ieri Bonomi) di ottenere due posti in consiglio di gestione (tra cui la presidenza, per sé). Una richiesta di fatto impraticabile se vincesse la lista di Arpe-Messori («Bpm non ha bisogno di uno Tsunami come Matteo Arpe»), ma non per questo, a suo giudizio, in grado di configurare un collegamento con la lista Amici.
Resta da vedere a quali conclusioni arriverà  la Consob, che nella sua missiva ha chiesto di conoscere il parere degli organi in carica nella banca e anche di sapere perché alla lista guidata da Lonardi (soci non dipendenti) sia stato negato l’accesso al libro soci, completo dei dati anagrafici (passaggio imprescindibile per organizzare la raccolta deleghe). Il cda, poi, è stato investito anche da una lettera della Banca d’Italia, a firma Fabrizio Saccomanni, che ripercorre le motivazioni delle modifiche allo statuto chieste dalla vigilanza, e sottolinea l’importanza di portare da tre a cinque il numero delle deleghe e di prevedere la possibilità  per il cdg di chiedere pareri al consiglio di sorveglianza, ove lo ritenga opportuno, e non viceversa (come era stato indicato in precedenza).
In piena “campagna elettorale” i toni della contrapposizione restano accesi. Da una parte Bonomi ha ricordato che Bpm «è una banca di territorio e non può essere diretta da Roma», dai sindacati nazionali (che attraverso una nota di Fabi e Fiba hanno risposto per le rime). Dall’altra Matteo Arpe ha ricordato Enrico Cuccia e si è chiesto se non ci siano conflitti per liste che hanno candidato «esponenti che hanno incarichi in gruppi che hanno grandi crediti problematici con Bpm». Riferimento abbastanza chiaro a Ligresti.


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