Merkel gela i mercati: un sogno la fine della crisi

Loading

BERLINO – Ancora una volta la Germania di Angela Merkel uccide con una doccia gelata le speranze dell’Europa, dei mercati e del mondo. Le dure, pessimiste dichiarazioni dei portavoce della Cancelliera e del ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, sull’impossibilità  di soluzioni forti al vertice europeo di fine settimana hanno raggelato le Borse, le hanno spinte a una pesante chiusura in negativo dopo un avvio positivo, e l’onda lunga dell’allarme Berlino arriva anche a Wall Street. L’amministrazione Obama rinnova drammatici appelli all’Europa a trovare soluzioni alla crisi. Il presidente della Commissione europea, José Manuel Durao Barroso, incita a «soluzioni decisive di fronte alla critica situazione». Ma la settimana è iniziata male, a causa delle sortite dell’establishment tedesco. Tutte le Borse hanno chiuso in negativo, con perdite particolarmente preoccupanti per i titoli delle banche, e l’euro ha perso terreno verso dollaro e altre valute.
«E’ un sogno impossibile pensare che al summit europeo di fine settimana si arrivi a un accordo che risolva tutti i problemi», ha fatto dire Angela Merkel al suo portavoce. Non meno pessimista e allarmista Schaeuble: «I sogni che stanno prendendo piede di nuovo, secondo cui con il nuovo pacchetto tutto sarà  risolto e tutto sarà  finito, non saranno realizzati, e la ricerca di una fine della crisi si estenderà  sicuramente al prossimo anno».
Lo shock è tremendo. I mercati, che ieri avevano cominciato bene, hanno brutalmente invertito la rotta. Giù tutte le Borse: Milano -2,3%, Parigi -1,61%, Francoforte -1,81%, Londra -0,54%. A Milano, particolarmente pesante è stato il tributo di perdita di valore pagato dalle banche e da alcuni titoli industriali. Unicredit ha perso il 6,1%, Intesa Sanpaolo il 5,3%, Popolare Milano 4,8%. Perdite pesanti anche per Fonsai (-4%), Fiat Spa (-4,3%), Fiat industrial (-3,8%), Finmeccaninca (-4,8%) e Mps (-3,2%). E lo spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi è tornato ai quota 370 punti. «Dal vertice europeo dovrebbe uscire un piano che porti sia adeguate misure di ricapitalizzazione delle banche sia sostegno alla Grecia», ammonisce a Washington Tim Geithner. A Bruxelles, Barroso esorta a «una risposta unanime e decisiva dei governi alla crisi che ha investito l’area euro, perché la situazione è critica». Ma i tedeschi, rimangiandosi promesse e impegni del vertice Merkel-Sarkozy, frenano su tutto. Schaeuble parla di possibilità  unicamente di intese sulla ricapitalizzazione delle banche, mentre per Atene «occorre aspettare l’ennesimo rapporto della trojka». I falchi di tutta l’Europa centrale sono con lui: il presidente della Banca centrale austriaca, Wolfgang Duchatczek, chiede di dare la priorità  alla ricapitalizzazione delle banche dell’eurozona e di pensare solo dopo ad Atene. In ogni caso, già  i soli aiuti agli istituti di credito si annunciano molto più onerosi del previsto: da 40 a 60 banche necessitano di ricapitalizzazione, cioè di somme enormi che peseranno su conti pubblici e congiuntura dell’eurozona. Il presidente dell’Abi Giuseppe Mussari in serata ha difeso la qualità  degli istituti italiani: «Nessuna banca italiana ha problemi, non ci sarà  una raffica di ricapitalizzazioni».
I più pessimisti, come gli economisti di Commerzbank e Barclays Deutschland citati da Handelsblatt online, già  parlano di rischio a medio termine per il rating di Francia e Germania: potrebbero perdere la terza A.


Related Articles

Esecutivo diviso sull’aumento dell’Iva Passera: evitarlo. Grilli: un semplice rinvio

Loading

Entrate fiscali stabili nonostante la crisi, volano le addizionali locali   Il Tesoro: “Effetti delle misure correttive” Balzo degli incassi del gratta e vinci 

Nella manovra pensioni, rendite e bonus figli

Loading

Giovedì il maxi-decreto da 43 miliardi. Sul calendario tensione Berlusconi-Tremonti.  L’agevolazione potrebbe essere di 4-5 mila euro per ogni minore a carico 

L’Europa: Mobilità  e tutela della persona al centro della flexicurity di Copenaghen Ogni anno un terzo dei lavoratori cambia posto ecco il modello danese che piace al premier

Loading

Una formula applicata in un Paese con 6 milioni di abitanti, niente sommerso e stipendi molto altiIl sistema è entrato in difficoltà  nei primi anni Novanta con la ristrutturazione industriale 

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment