Karl Marx: l’ombrello riscoperto
E su Repubblica annuncia sconvolgenti novità . Tipo: il barbone diceva di non essere «marxista». Ma va! Che le Tesi su Feuerbach non erano parte dell’Ideologia tedesca, e che i fogli delle une e dell’altra furono destinate da Marx alla «critica roditrice dei topi». Sul serio? E poi che Marx aveva capito la crescente dipendenza dell’economia capitalista dal credito. Noo! Che studiava le scienze, e voleva la libertà di stampa, anche perché come giornalista si occupava di America, Russia, India, etc. Incredibile.
Altra rivelazione: la storia dei manoscritti in mano alla Spd. Poi in parte passati a Mosca sotto la direzione di Riazanov, e poi ancora nascosti ai nazi in Olanda, e ritornati nella Rdt dopo la guerra, per essere a poco a poco riversati nell’edizione completa interrotta da Stalin e Breznev. Ma insomma, è tutta roba arcinota. Mica c’era bisogno di andare nella Jaegerstrasse, per ripeterci tutte queste belle cose! E poi che modo è quello di fare giornalismo culturale, pubblicando a corredo un «inedito» (?) su «mercato, accumulazione e sfere di produzione», senza indicare collocazione, anno e provenienza?
Morale: Tarquini poteva sforzarsi un po’ di più nel farsi raccontare il seguito dei 114 volumi da rieditare. Intanto però accontentiamoci del già noto, che non è conosciuto, ma è attualissimo: Marx nel Capitale scrive che la finanza distrugge e volatilizza l’accumulazione capitalista. Che a sua volta ha bisogno della finanza, vi si mescola, per poi scaricare il tutto sullo stato e ripartire, dopo aver asservito e impoverito la società . A meno che i «proletari»… Ecco, ricominciamo di qui. Lo hanno capito persino i capitalisti ormai!
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