Nucleare, l’ultima sfida di Teheran

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Il balenar di sciabole tra Iran e Occidente non si ferma e le opinioni sono divise tra chi pensa che il “bluff” iraniano vada smascherato aumentando al massimo la pressione e chi invece mette in guardia dalle reazioni irrazionali di un regime che in 32 anni non era mai stato così debole. Nemmeno il salvataggio dei pescatori iraniani da parte della marina americana nelle acque del golfo di Oman ha avuto l’effetto di abbassare la temperatura. Nonostante faccia la voce grossa, l’Iran è indebolito dalle divisioni interne e dalle sanzioni economiche che hanno portato disoccupazione e inflazione a livelli senza precedenti, e solo con la repressione il regime mantiene un’apparente stabilità . 
È di ieri l’ultimo annuncio provocatorio: l’Iran ha cominciato ad arricchire l’uranio nel nuovo impianto di Fordo, ha scritto Kayhan, quotidiano vicino al leader supremo Khamenei. Il capo dell’agenzia atomica iraniana, Fereidun Abbasi Davani, aveva annunciato in precedenza che il nuovo impianto, costruito sotto un bunker nei pressi della città  santa di Qom, avrebbe cominciato a operare in tempi brevi: in pratica una risposta al ministro della Difesa israeliano Barak che nei giorni scorsi aveva detto che, entrato in funzione l’impianto di Fordo, l’Iran avrebbe raggiunto la «zona di immunità », oltre la quale un attacco militare sarebbe stato impossibile.
Puntuale la risposta americana: in un’intervista alla Cbs il segretario alla Difesa Panetta ha detto che gli Stati Uniti «non permetteranno che l’Iran sviluppi un’arma nucleare», così come «non tollereranno» il blocco dello stretto di Hormuz – l’altra minaccia strombazzata dagli iraniani durante le manovre nel Golfo persico. Sono queste le “linee rosse” invalicabili, ha detto Panetta: «Gli iraniani stanno sviluppando un’arma nucleare? No, ma sappiamo che stanno cercando di dotarsi del know how, di raggiungere la capacità  di costruirla, è questo che ci preoccupa». Anche il capo di Stato maggiore Martin Dempsey, a fianco di Panetta durante l’intervista, ha confermato che gli Stati Uniti «agiranno rapidamente per riaprire lo Stretto» in caso di blocco. 
A una domanda su un eventuale attacco israeliano contro gli impianti nucleari iraniani, Panetta si è limitato a ribadire che, «l’approccio migliore è lavorare assieme». Il sito dell’intelligence israeliana Debka riferisce che – per dimostrare l’impegno militare contro l’Iran nel caso di un conflitto regionale – migliaia di truppe americane sono arrivate in Israele per partecipare alle manovre congiunte più estese mai tenute finora. Parteciperà  anche una portaerei dalla quale partiranno missioni di bombardieri israeliani.


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