Titanic all’italiana Disastro al Giglio

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Alle otto della sera e a quasi 24 ore dal naufragio della nave da crociera, il bilancio del disastro avvenuto la notte scorsa in mare a meno di un chilometro dall’Isola del Giglio è di tre morti, due feriti gravi e altri 40 ricoverati in ospedale. Visto il numero dei naufraghi – 4.229 fra passeggeri e uomini di equipaggio – si potrebbe parlare di un mezzo miracolo, se non fosse che all’appello mancano ancora una quarantina di persone. Il prefetto Giuseppe Libari cerca di tranquillizzare, spiegando che nel caos seguito al naufragio possono essere state perse le tracce di passeggeri tratti comunque in salvo. Ma il tragico dubbio rimane, e solo nelle prossime ore potrà  essere sciolto.
La Costa Concordia è adagiata su un fianco, appoggiata al fondale davanti al porticciolo del Giglio. Sulla fiancata sinistra c’è uno squarcio lungo almeno 70 metri, con una grande roccia incastrata nella chiglia. La nave crociera ha una inclinazione di circa 80 gradi dalla parte opposta, e anche lì ci sono segni di collisione. A portare lo scafo nei pressi del porto, in una zona di basso fondale dove ha potuto adagiarsi con relativa sicurezza, è stato il comandante Francesco Schettino. La sua manovra è stata apprezzata dal sindaco dell’isola Sergio Ortelli, che al tempo stesso offre una prima attendibile chiave di lettura di quello che può essere accaduto: «La rotta delle navi che da Civitavecchia risalgono verso la Liguria è a circa due, tre miglia dall’isola – racconta Ortelli – ma molte navi passano a salutare con un fischio di sirena gli abitanti dell’isola. È uno spettacolo molto bello vedere da terra la nave illuminata, e anche dalla nave è suggestivo guardare l’isola nel buio, con tutte le luci accese. Ma questa volta è andata male». La ricostruzione viene confermata dalla magistratura, che indaga ipotizzando i reati di naufragio, disastro e omicidio colposo: «Il comandante della Costa Concordia si è avvicinato molto maldestramente all’Isola del Giglio – spiega il procuratore grossetano Francesco Verusio – e la nave ha preso uno scoglio che si è incastrato sul fianco sinistro, facendola inclinare e imbarcare tantissima acqua nel giro di due, tre minuti».
Brutte notizie per il comandante Schettino, posto in stato di fermo con il forte sospetto di aver portato la Costa Concordia troppo vicino al Giglio. Tanto vicino da incappare in uno scoglio “satellite” dell’isoletta Le Scole, a circa mezzo chilometro dalla costa. Sono circa le 21.30 di venerdì, e in quel momento nella gigantesca nave crociera la cena era in pieno svolgimento. Secondo il racconto dei passeggeri si è sentito un forte colpo, è saltata l’energia elettrica e poi la nave ha iniziato a inclinarsi. A bordo si è diffuso il panico, i passeggeri sono stati portati sul ponte 4 dove c’erano le scialuppe. Ma a quel punto, hanno denunciato molti di loro, non hanno avuto l’ordine di salirci e abbandonare la nave. Per Giorgio Onorato, direttore generale di Costa, la nave avrebbe avuto una «repentina inclinazione» che avrebbe ostacolato l’evacuazione. Certo è che è dovuta intervenire la Guardia Costiera, accorsa immediatamente sul luogo del disastro. Ma alcuni passeggeri sono finiti in mare, forse anche volontariamente, e lì hanno trovato la morte i francesi Francis Servel e Jean Pierre Micheaud, e il membro dell’equipaggio Thomas Alberto Costilla Mendoza, peruviano. Tra i feriti invece i più gravi sono un ragazzo che ha riportato un trauma spinale, operato d’urgenza all’ospedale di Siena, e una giovane con traumi facciali. Per gli altri soprattutto fratture e problemi legati all’ipotermia per la permanenza in acqua.
«I feriti e gli altri naufraghi arrivavano con le scialuppe della nave, con le motovedette della guardia costiera, della finanza e dei carabinieri ma anche con tanti natanti degli abitanti del Giglio che, appena appresa la notizia, si sono precipitati in porto per i primi soccorsi». Parole del direttore sanitario della Asl di Grosseto, Danilo Zuccherelli, che racconta di una notte di continua emergenza durante la quale tutto il Giglio si è mobilitato per accogliere e ospitare i naufraghi. Nel mentre si cerca anche di evitare il disastro ambientale, tenendo sotto controllo le oltre duemila tonnellate di gasolio presenti nei serbatoi, e che per fortuna non sembrano destare eccessive preoccupazioni. Al mattino e per l’intera giornata si procede poi al rimpatrio di migliaia di persone, crocieristi soprattutto stranieri. Per loro procedure d’urgenza messe in atto dalla polizia di frontiera italiana, visto che la maggior parte ha perso praticamente tutto nel naufragio, documenti compresi. Ma sono le 41 persone mancanti all’appello che preoccupano di più.


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