Wall Street risparmia sui bonus

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Allora riuscirono nell’impresa da soli, facendo saltare il banco della finanza mondiale con i loro maneggi. Oggi pagherebbero ancora gli effetti di quella crisi da loro provocata, anzi peggiorata dalla bolla dei debiti sovrani europei. In mezzo, è successo di tutto: l’Amministrazione Obama è intervenuta per salvare con soldi pubblici molte di queste banche, comprese alcune di quelle 25 considerate fin lì troppo grandi per fallire. E loro, le salvate grazie ai contribuenti, hanno ripreso a fare utili con i vecchi metodi, appena mitigati da regolazioni nuove quanto nebbiose. Secondo il Wall Street Journal, oggi le grandi banche americane si preparano a dare ai lori dirigenti i compensi più bassi degli ultimi tre anni, dopo aver sbirciato i dati del quarto trimestre 2011, alcuni già  noti, altri in via di comunicazione. Trimestrali nere, anzi rosse, anche se non per tutti. Sempre secondo il Wsj, l’amministratore delegato di JP Morgan, James Dimon, ha ricevuto un bonus in titoli per il 2011 di 17 milioni di dollari, lo stesso premio incassato nel 2010, quando la banca registrò profitti record. Il numero uno di Morgan Stanley, James Gorman, invece, avrebbe perso il 25% del proprio compenso (stipendio incluso), fermatosi a 10,5 milioni di dollari. All’amministratore delegato di Citigroup, Vikram Pandit, sono invece stati concessi 3,6 milioni di dollari in titoli, il primo premio in azioni dalla crisi finanziaria. Malus, molto malus andrebbe ad alcuni banchieri e trader di Goldman Sachs, ai quali sarebbe stato annunciato un dimezzamento del compenso. Zero bonus addirittura per alcuni, tagli del 60% per altri. Alla Morgan Stanley, l’altra grande banca d’affari, si prevedono sforbiciate di bonus tra il 30 e il 40%, più o meno come per i colleghi della JpMorgan Chase. Non c’è da piangere, naturalmente, ma nemmeno da ridere, perché questi banchieri sono ancora tutti lì, accampati, una sorta di Occupy Bank. Per il 2010 avevano incassato 135 miliardi di bonus, +5,7% rispetto all’anno precedente. Insomma, la crisi c’è, ma non per tutti, vecchia storia.


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