Perché non si fa la riforma elettorale

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Ma fin qui non è successo praticamente nulla. E il rischio è che non succeda nulla nemmeno nei prossimi mesi. Eppure, dovrebbe essere lo stesso istinto di autoconservazione a suggerire di muoversi subito. Il Porcellum si è rivelato un potente strumento di delegittimazione della politica: se i partiti stanno fermi, o limitandosi a qualche falso movimento, e insomma non danno segnali di vita, la loro già  modestissima capacità  di rappresentanza, testimoniata plasticamente dalla valanga di astensioni, bianche e nulle che ci anticipano tutti i sondaggi, subirebbe un colpo gravissimo, forse mortale.
Ci sono molte spiegazioni possibili per una simile, sorprendente afasia. A cominciare, naturalmente, dalle divisioni profonde sulla natura stessa della riforma da mettere in cantiere. Ci si può anche trovare d’accordo (anche se in realtà  non è detto) sull’opportunità  di togliere di mezzo l’attuale, improponibile premio di maggioranza, e di restituire agli elettori qualche ruolo nella scelta degli eletti. Ma non si capisce esattamente quale intesa sia possibile tra chi crede che si tratti di tornare ad alzare le insegne della «rivoluzione» maggioritaria tradita e chi, tutto all’opposto, pensa che si debba tornare, in un modo o nell’altro, al proporzionale. È vero, la testa degli italiani è altrove, dello stesso milione e passa di firme referendarie è difficilissimo stabilire quante abbiano un segno riformatore e quante invece siano una protesta contro la «casta». La contesa tra neomaggioritari e neoproporzionalisti già  fatica ad appassionare il vasto pubblico sulle colonne dei giornali, che infatti (comprensibilmente) le dedicano sempre meno spazio; e nel confronto tra i partiti, e nei partiti, viene lasciata pudicamente sullo sfondo. Quasi si trattasse di un dilemma che andrebbe messo a fuoco, sì, ma che non si ha nemmeno la forza di enunciare a chiare lettere.
Il fatto è che non si possono scrivere le regole del gioco, nella fattispecie quello elettorale, se i giocatori non stabiliscono, dopo un confronto alto, e magari anche uno scontro aspro, a quale nuovo gioco intendono giocare, visto che quello vecchio proprio non va. Ma se un simile confronto non decolla, ci saranno pure delle ragioni. È solo per via della diversità  delle posizioni, delle storie, delle culture politiche? Qualche perplessità  in materia è non soltanto lecita, ma pure doverosa. E il dubbio principale non riguarda tanto il gioco e le sue regole, quanto i giocatori. Nel senso che a turbare i sonni dei giocatori di oggi, c’è soprattutto l’incubo di non essere i giocatori di domani. Un incubo che, a quanto pare, piuttosto che indurli a un colpo d’ala minaccia di condannarli all’impotenza. 
Fuori di metafora. Nessuno, dentro e fuori la politica, se la sentirebbe di giurare che, quando andremo a votare, ci sarà  ancora il Pdl, o almeno il Pdl che abbiamo conosciuto. Nessuno può pronosticare quali saranno gli esiti della crisi della Lega. Nessuno, nemmeno chi spera nella formazione di una forza neocentrista di dimensioni significative, affida questa speranza a un gigantesco incremento dell’Udc. E, a sinistra e nel centrosinistra, c’è un grande alone di incertezza sul futuro stesso del Pd. Lo vede a occhio nudo qualsiasi osservatore, figurarsi se non lo sanno i diretti interessati.
Lo sanno, e ne traggono pure le conseguenze, sbagliate e pericolose quanto si vuole, e però facilmente spiegabili. In poche parole. Quando mettono mano a una riforma del sistema elettorale, i partiti fanno riferimento, oltre che ai propri interessi, alle strategie e alle alleanze future. Se le strategie non ci sono, e le alleanze (di conseguenza) nemmeno, restano solo gli interessi. E una visione miope dei propri interessi rischia di portare i partiti, per logica inerziale, i partiti a restare fermi, anche a costo di autocondannarsi. Visto quello che passa il mercato, forse non sarebbe nemmeno una tragedia. Ma di democrazie senza partiti, o con partiti ridotti a vuoti simulacri, non se ne conoscono. Sarebbe il caso di non fare da battistrada in questa ricerca.


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