.Il Riarmo della Cina Mette Paura al Mondo

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Ma non è questo che preoccupa Tokyo, e gli Stati Untiti, e il Vietnam, e l’India, e le Filippine, e altri Paesi della regione. A meritare l’attenzione dei vicini è il nuovo incremento del budget militare della Repubblica Popolare. Che per il 2012 sfonda i 100 miliardi di dollari, attestandosi a 106, +11,2% sull’anno scorso. Alla vigilia della seduta inaugurale dell’Assemblea nazionale del Popolo, il Parlamento che si riunisce una volta l’anno, il suo portavoce Li Zhaoxing — ex ministro degli Esteri — ha sottolineato che l’aumento «fondamentalmente non minaccia nessun altro Paese» e che si tratta di una spesa «piuttosto bassa se confrontata con altri Paesi». La Repubblica Popolare è grande, la Cina ha 1,3 miliardi di abitanti, la Cina ha una lunghissima costa, e l’integrità  territoriale va preservata.
La Cina assicura di non fare nulla di male, e, rispetto a Pechino, il budget militare proposto da Barack Obama nel 2012 è il quintuplo, 525 miliardi di dollari. Tuttavia dalle parti del Pentagono calcolano che gli investimenti militari di Pechino siano del 50% più alti e sanno che c’è una mole di tecnologia sviluppata nei laboratori del Paese che ha applicazioni non solo civili. Soprattutto, l’anno scorso la Cina ha allestito un paio di debutti esibiti con teatralità  mediatica: il primo volo di un aereo invisibile cinese e il primo viaggio della prima portaerei della Repubblica Popolare. Per quanto siano passi iniziali, il messaggio è arrivato forte e chiaro a un’America il cui ruolo nel Pacifico è stato orgogliosamente rivendicato dal presidente Obama.
A metà  febbraio gli analisti di Ihs Jane’s avevano stimato che nel 2015 la voce «armi e forze armate cinesi» avrebbe raggiunto nel 2015 i 238 miliardi di dollari, il doppio rispetto a ora. A Pechino avevano contestato e irriso la valutazione, ma si tratta di previsioni che danno un’apparenza di concretezza ad allarmi condivisi. Le risorse energetiche sotto il Mar Cinese Meridionale o nelle acque tra Cina e Giappone sono da sole un ottimo motivo per fare un po’ di palestra con i muscoli militari e aumentare un po’ i carichi, a maggior ragione ora che si sono fatti stabilmente sereni i rapporti con Taiwan, dopo la rielezione alla presidenza del nazionalista Ma Ying-jeou. La corsa alle armi rientra nel nuovo Grande Gioco. E, al confronto, la guerra dei nomi delle isolette può apparire un passatempo.


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