La sala di Caselli occupata dai No Tav «Io minacciato»

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MILANO — Fanno irruzione correndo, superano (e feriscono) due vigili sbigottiti («Pensavamo fosse una scolaresca»), entrano a Palazzo Marino gridando slogan, appendendo lo striscione «Non usate la memoria dei vecchi partigiani contro i partigiani di oggi», invocando la «Resistenza». Pochi minuti dopo (ore 14.15) sono in sala Alessi, è qui che alle 18 si terrà  l’incontro «La legalità  difficile» con Gian Carlo Caselli, procuratore capo di Torino, l’avvocato Umberto Ambrosoli, Sandra Bonsanti, presidente di Libertà  e Giustizia, e il presidente dei Partigiani, Carlo Smuraglia. Ma loro, i 26 No Tav del centro sociale «Cantiere», lo vogliono bloccare. E per due ore occupano la sede del Comune di Milano.
Il giorno dopo il sabotaggio dei treni a Rogoredo, i No Tav contestano Caselli «che ha arrestato i nostri» (già  una volta il magistrato ha dovuto rinunciare all’appuntamento milanese per le minacce ricevute), attaccano l’Anpi «che si è svenduto al Pd», non risparmiano la giunta «fascista» di Giuliano Pisapia. Sono arrabbiati, i «partigiani di oggi», così si definiscono. Lo urlano al megafono, accusano chi vorrebbe una Milano «laboratorio di democrazia tecnica, sobriamente crudele e poco paziente». Mentre fuori dal Palazzo arrivano Digos e carabinieri, dentro si cerca una mediazione. Il compito spetta a Basilio Rizzo, presidente dell’Aula. C’è anche il consigliere di Sel Mirko Mazzali, «ma solo come avvocato dei manifestanti». La proposta del Comune: venite all’incontro e vi garantiamo un intervento. Niente da fare. Più conciliante: «Vi lasciamo la sala per domani». Neanche a parlarne. Trattativa fallita. Con Rizzo che alla fine rompe gli indugi: il convegno si farà . Alle 16 le forze dell’ordine trascinano di peso i manifestanti fuori dall’aula e dal cortile. Nessuna violenza. Gli antagonisti organizzano un sit-in davanti al Comune e dopo un quarto d’ora mollano il colpo.
Due ore dopo si può cominciare. Gian Carlo Caselli incassa un applauso da prima della Scala. «Mi sembra che il movimento No Tav, che magari ha tutte le ragioni di questo mondo, stia diventando il pretesto per qualcuno per praticare l’esercizio della violenza». Le scritte contro di lui, sui muri delle città  italiane, sono odiose. Minacciato? «Se non lo fossi leggendo certe frasi sarei superficiale». Per uno con la sua storia, c’è n’è una che suona particolarmente odiosa: «Scrivere “Caselli mafioso” è al di là  del bene e del male». Ma le cose stanno cambiando, assicura il magistrato torinese. E quell’applauso liberatorio alla fine sembra una conferma. «Le manifestazioni di intolleranza, le scritte sui muri, i blitz. Per un certo tempo sono passati anche grazie all’indifferenza di molti. Il clima è diverso e oggi ne abbiamo avuto un’importante testimonianza».
L’occupazione di Palazzo Marino ricorre in ogni commento. Il più duro è il sindaco Giuliano Pisapia: «Nessuno pensi di intimidirci». Il governatore Roberto Formigoni: «È chiaro che c’è un’escalation inaccettabile». Sandra Bonsanti: «Squadristi». L’ex ministro dell’Interno, Roberto Maroni: «Sono violenti da contrastare con ogni mezzo». Carlo Smuraglia: «Nessuno abusi della parola partigiano». Ultima polemica interna al Comune: perché non c’è stato un presidio delle forze dell’ordine fin dal mattino? Risponde il comandante dei ghisa, Tullio Mastrangelo: «Non c’erano state avvisaglie».


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