Storie per i giorni freddi

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Si tratta di novantuno brevissime storie, ciascuna dedicata a un giorno della stagione invernale, tutte composte con il tratto dell’ironia, senza rinunciare a esortazioni, a volte impertinenti, nei confronti di luoghi comuni e vizi contemporanei. Al punto che i testi potrebbero essere letti come piccoli trattati moralistici sulla scia della tradizione che da Sallustio va fino a La Rochefoucault e La Fontaine. Lo scopo parrebbe quello di tracciare un altro tassello di quell’affresco della quotidianità  che Fabio Rizzoli sta tentando di realizzare attraverso storie spesso semplici, quasi banali, scritte con stile chiaro e diretto, dove si incontrano talvolta personaggi già  noti al pubblico. Ogni brano è preceduto da consigli ad agire: il 4 gennaio, per esempio, si forniscono idee per aiutare il lettore distratto che ha dimenticato il compleanno della fidanzata. E all’inizio di ogni racconto, ci sono anche suggerimenti su quale canzone ascoltare o film da guardare quel giorno. In chiusura, il «che fare?» di leniniana memoria. Uno a caso: «Prega da adulto, agisci da bambino». 
In un racconto il giornalista Bruno Gambarotta commette un omicidio, in un altro si descrivono le perverse conseguenze del telelavoro. E ancora: un monologo di Amleto visto dalla parte del teschio o la storia di un immobiliarista specializzato nella compravendita di case in cui sono avvenuti efferati delitti. Un lieve stupore induce l’ottima è l’accoglienza che i media hanno riservato al primo volume dell’Almanacco, dedicato alla primavera. Non di vera e propria critica si può parlare ma di un diffuso interesse. E naturalmente queste buone reazioni indurranno l’autore e il suo editore a proseguire nell’opera. Dovremo dunque tra breve aspettarci anche l’uscita degli almanacchi dedicati alle due rimanenti stagioni.


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