Borse in rialzo, Milano la migliore: +2,9%

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MILANO – Borse in rialzo, petrolio in calo, mercati obbligazionari stabili e novità  positive dal fronte delle aziende quotate. Un cocktail di fattori positivi, che ha prevalso su indicatori meno buoni, come gli ordinativi dei beni durevoli Usa o le dichiarazioni in chiaroscuro della Fed. La banca centrare Usa ha lasciato i tassi invariati invitando tutti alla prudenza, ma alzato le stime di crescita per quest’anno, stimando un 2013 comunque in crescita rispetto al 2012.
A marzo negli Usa gli ordini dei beni durevoli hanno registrato una flessione del 4,2%, il calo maggior registrato negli ultimi tre anni. Le quotazioni del petrolio sono invece scivolate a 103 dollari al barile, quando le scorte settimanali di greggio negli Usa sono salite oltre le attese a quota 3,98 milioni di barili. La Fed ha invece lasciato invariati i tassi tra lo 0 e lo 0,25%, confermando questo livello basso fino alla fine del 2014. «I tassi rimarranno vicini allo zero fino al 2014 a causa di una ripresa moderata- ha commentato il presidente della Fed, Ben Bernanke – ma siamo pronti a fare di più per assicurare che la ripresa continui». Il comitato di politica monetaria della banca centrale (Fomc) ha poi ribadito che la disoccupazione è in calo ma resta elevata (attualmente all’8,2%). Stesso discorso per l’inflazione, che è leggermente salita a causa del rincaro dei prezzi del petrolio (un fenomeno giudicato «passeggero») e pertanto nel lungo termine dovrebbe «restare stabile». Anche il settore immobiliare «nonostante i segnali di miglioramento – ha spiegato il Fomc nel suo bollettino – resta depresso». Ciò nonostante, la banca centrale Usa ha alzato le stime per l’anno in corso e ora prevede che il Pil 2012 salirà  tra il 2,4 e 2,9%, la disoccupazione scenderà  tra l’8 e il 7,8% e l’inflazione aumenterà  leggermente all’1,9-2% (era l’1,8% a gennaio). L’anno prossimo ci sarà  poi un ulteriore miglioramento, anche se inferiore rispetto alle precedenti stime: l’economia Americana dovrebbe crescere tra il 2,7 e 3,1% , il numero dei senza lavoro diminuire tra il 7,7 e il 7,3% e l’inflazione oscillare tra l’1,6 e 2%. Tutte novità  che sono state festeggiate a Wall Street insieme ai risultati positivi della corporate America. «Tendo ad essere più ottimista di quello che sento in giro – ha commentato in un’intervista a Bloomberg Lloyd Blankfein, ceo di Goldman Sachs – ora il rischio maggiore che la gente deve affrontare è che le cose andranno per il verso giusto».
I mercati europei, che avevano già  chiuso quando la Fed ha annunciato il suo bollettino, hanno comunque avuto buoni motivi per brindare, tra cui le dichiarazioni ottimistiche rese dal presidente della Bce Mario Draghi. La migliore di tutte è stata Milano, con il Ftse Mib in rialzo del 2,91% a 14.606 punti, che è stata guidata in rialzo dal recupero del comparto bancario. Bene anche Parigi (+2,02%) favorita dalle dichiarazioni di Hollande, Francoforte (+1,73%) e Madrid (+1,68%), mentre Londra si è accontentata di guadagnare lo 0,16%. Seduta incolore invece sul mercato obbligazionario, dove il differenziale tra Btp e Bund decennale è rimasto stabile a 390 punti (erano 393 in apertura) e pari a un rendimento del Btp decennale del 5,64%, in calo rispetto al 5,73% dell’avvio delle contrattazioni. Da segnalare infine, che l’asta dei Bund trentennali tedeschi di ieri, è stata un mezzo fiasco: La Bundesbank che doveva collocare 3 miliardi di obbligazioni, alla fine ha emesso solo 2,4 miliardi di titoli. Il mercato ha evidentemente giudicato poco interessante il coupon offerto (il 2,50%, il più basso di sempre), in una giornata che peraltro ha registrato un ritorno di propensione al rischio sui mercati internazionali.


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