“Trenta milioni per Rossella” il riscatto per liberare la Urru

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Un nuovo spiraglio di speranza e una richiesta di riscatto ingente. La liberazione di Rossella Urru vincolata al pagamento di 30 milioni di euro. Dalle sabbiose regioni del Sahel i rapitori della cooperante sarda, sequestrata in Algeria assieme a due colleghi spagnoli lo scorso ottobre, annunciano la posta per la sua libertà . E non solo della sua. In un messaggio alla France Presse, il portavoce del Movimento per l’unicità  e la jihad nell’Africa dell’Ovest (Mujao) fa sapere che «i negoziati riguardano solo l’italiana e la spagnola in ostaggio», Ainhoa Fernandez. Ed escludono quindi – senza un’apparente ragione – l’altro iberico rapito con loro in quel campo profughi dove i tre offrivano aiuto umanitario per i rifugiati saharawi, ma che per il gruppo islamista non erano altro che nemici, occidentali, merce di scambio per finanziare le loro attività  terroristiche.
Vengono rapiti il 23 ottobre 2011. Vengono a prenderli armati a bordo di una jeep. È da due anni che Rossella ha lasciato la sua Samugheo per andare ad aiutare i più deboli nel campo di Rabuni, regione del Tindouf, un feudo dei saharawi, la popolazione che reclama l’indipendenza dal Marocco e sostenuta da Algeri. Da quel giorno, della cooperante del Cisp (Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli), occhi scuri e sorridenti, non si sa più niente di certo. A parte un video, il 12 dicembre, che mostra i tre europei tra uomini armati. Per il resto in 192 giorni di sequestro solo annunci che hanno alimentato speranze finora disilluse. L’ultimo il 3 marzo, quando Al Jazeera aveva dato notizia del suo rilascio, smentito subito dopo tra lo sconforto dei familiari. 
A Samugheo, Oristano, il sindaco ha fatto sapere di aver incontrato la famiglia dopo la diffusione della notizia sul riscatto. «Non ne sapevano nulla, quella cifra era saltata fuori anche un mese fa e poi non se n’è saputo nulla. Aspettiamo di capire», ha dichiarato cauto, mentre i Mujao chiedevano intanto un altro riscatto: 15 milioni per liberare sette diplomatici algerini rapiti in Mali. La Farnesina, per ora, mantiene il più stretto riserbo: nessun commento su indiscrezioni stampa. 
Il sequestro della Urru, che ha appena compiuto 30 anni, è solo il più recente dei tanti avvenuti negli ultimi anni in un territorio sempre più a rischio e dai confini porosi come il Sahel. A rischio per l’intensificarsi delle scorribande dei Tuareg che hanno da poco conquistato buona parte del Mali, ma soprattutto per la presenza di Al Qaeda. Che qui opera sotto la sigla di Aqmi, Al Qaeda nel Maghreb islamico, e di cui il Mujao è un nuovo gruppo scissionista. Acronimi diversi per un unico obiettivo: la jihad nell’Africa occidentale. Che punta a finanziarsi con sequestri come quelli di Rosella Urru.


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