I 650 libri per capire il presente

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Una biblioteca minima costruita ponendo a quattro studiosi la stessa domanda: «Quali sono i libri che ritenete oggi indispensabili per vincere i nuovi analfabetismi, interpretare il mondo che abbiamo intorno e acquisire una cittadinanza piena e attiva del nostro tempo?». Il quesito è indubbiamente impegnativo, le risposte, date da un matematico, Claudio Bartocci, uno scrittore bibliofilo, Alberto Manguel, uno psicoanalista lacaniano, Massimo Recalcati, un architetto, Marco Romanelli, pure. Ne è uscita una raccolta eterogenea, come tutti i progetti simili, suscettibile di integrazioni, con grandi assenti e libri a volte difficilmente proponibili a quello che dovrebbe essere un pubblico popolare, dove i testi filosofici stanno accanto alla letteratura di intrattenimento, la Bibbia alla fantascienza, Jacques Lacan a Mauro Corona.

La sedicesima edizione del Festivaletteratura che apre oggi a Mantova, si presenta subito con una nuova iniziativa chiamata «Le biblioteche circolanti», ispirata a quei carri che tra la fine dell’Ottocento e sopratutto l’inizio del Novecento, sull’onda degli ideali umanitari e socialisti che si andavano diffondendo, si fermavano nelle periferie, nelle campagne, nei luoghi in cui la gente lavorava portando libri di intrattenimento, libri morali, manuali utili per apprendere mestieri. Il Festival ha ricreato una di queste raccolte circolanti attraverso un’opera di selezione dei fondi confluiti nelle biblioteche civiche mantovane che avevano ereditato il patrimonio librario di istituzioni filantropiche come le Università  popolari o le Società  operaie di mutuo soccorso. La biblioteca, ricostruita e riordinata, è consultabile liberamente negli spazi delle Sale del capitano di Palazzo Ducale.
Ma accanto alla parte storica c’è pure una biblioteca contemporanea di circa 650 titoli. Come quelle antiche sarà  circolante e si muoverà  attraverso due «bibliobus» che faranno sosta in sei piazze della città  (Erbe, Marconi, Martiri di Belfiore, Canossa, Virgiliana, San Leonardo), mentre i quattro selezionatori, coordinati da Guido Vitiello, confronteranno in due incontri i princìpi che li hanno ispirati nella scelta. In generale sembra che ciascuno abbia seguito criteri propri: chi si è limitato agli ultimi due secoli, chi ai soli libri «oggettivamente» importanti, chi ai propri libri preferiti. Così il catalogo rivela scelte curiose e inaspettate, a volte forse troppo tecniche. «C’è molta fantascienza e molti generi considerati un tempo minori, come giallo o noir», dice Vitiello che dalle biblioteche dei quattro studiosi ha selezionato per noi i 40 titoli che fanno da cornice a questa pagina. «Tra gli italiani, Pasolini e Calvino fanno la parte del leone, e anche contemporanei come Eco o Erri De Luca. Il grande assente, almeno per i miei gusti, è Sciascia. C’è meno Nietzsche di quanto ci si potrebbe aspettare, ma in compenso c’è molto più Marx. Pochi i classici del liberalismo (solo Bartocci ne menziona qualcuno), molti i pensatori antiliberali e terzomondisti, da Fanon a Toni Negri. Insomma, sono liste da tempo di crisi: la critica del capitalismo e della modernità  in generale è un elemento preponderante nelle scelte saggistiche».
Alberto Manguel, scrittore argentino, erudito bibliomane autore di testi come Una storia della lettura, Diario di un lettore, La biblioteca di notte, accanto a La Bibbia e il Talmud, a classici greci e latini come le tragedie di Sofocle, le Metamorfosi di Ovidio, le Vite parallele di Plutarco, a maestri della letteratura ottocentesca quali Manzoni, Leopardi, Zola propone come letture indispensabili autori contemporanei come Milan Kundera (L’insostenibile leggerezza dell’essere), Ian McEwan (L’amore fatale), V. S. Naipaul (Una casa per Mr. Biswas), Iris Murdoch (Il mare, il mare). Manguel sceglie anche opere di intrattenimento diventate pietre miliari della letteratura pop, dal Frankenstein di Mary Shelley al Dracula di Bram Stoker, da Il fidanzamento del signor Hire di Georges Simenon alla fantascienza di Asimov (Io Robot), senza dimenticare un classico della letteratura per ragazzi come Il mago di Oz di L. F. Baum o un bestseller contemporaneo come Il paese dei mostri selvaggi di Maurice Sendak, grande illustratore scomparso lo scorso maggio.
La biblioteca di base dello psicoanalista Massimo Recalcati contiene i testi classici della disciplina, da Freud a Lacan, (senza, però, dimenticare il Libro nero della psicoanalisi), i saggi di Marcuse e Adorno, i testi di autori contemporanei (Giorgio Agamben, Silvano Petrosino, Simona Forti per esempio, ma anche Toni Negri e Michael Hardt con il loro Impero), accanto a Gli ossi di seppia di Montale, a tutte le poesie di Ungaretti, a molti testi di Pier Paolo Pasolini, alla «trilogia araldica» di Italo Calvino, a Middlesex di Jeffrey Eugenides. Recalcati, che si è interrogato in un volume su Cosa resta del padre, mette nella sua biblioteca ideale, oltre al suo saggio sulla «paternità  nell’epoca ipermoderna», anche romanzi contemporanei che il rapporto padre-figlio l’hanno esaminato in forma narrativa, come La strada di Cormac McCarthy o Patrimonio, in cui Philip Roth racconta «la storia vera» di suo padre e della sua malattia, o ancora Uccidere il padre della scrittrice francese Amélie Nothomb.
L’architetto Marco Romanelli si muove tra quelli che per lui sono i ferri del mestiere (le riviste Domus e Abitare, Il disegno industriale di Gillo Dorfles, la Storia dell’architettura moderna di Leonardo Benevolo, qualche testo suo) con incursioni nella narrativa contemporanea (Tabucchi, Saramago, Ortese, Del Giudice, ma anche Muriel Barbery, Banana Yoshimoto, Alessandro Baricco) e un’ampia selezione di letteratura per ragazzi, da Il giro del mondo in 80 giorni a Le favole di Federico di Leo Lionni, da Cappuccetto Rosso Verde Giallo Blu e Bianco di Bruno Munari a Il corsaro nero di Emilio Salgari, a Storia di Babar l’elefantino di Jean de Brunhoff.
C’è Albert Einstein (L’evoluzione della fisica con Leopold Infeld) nelle scelte del matematico Claudio Bartocci, ci sono La struttura delle rivoluzioni scientifiche di Thomas Kuhn, La legge fisica di Richard Feynman, ma anche l’enciclica di Giovanni XXIII Pacem in terris, Il piccolo principe di Saint-Exupéry, L’autobiografia di Malcolm X, Il libro dell’inquietudine di Fernando Pessoa, il Romacero gitano di Federico Garcà­a Lorca.
Confrontando le selezioni si scopre che ci sono quelli che mettono tutti (o quasi) d’accordo: Kafka, Montale, Philip Roth, Borges, Primo Levi, ma anche Claudio Magris (con Danubio) o Erri De Luca. Sui grandi assenti, ognuno può dire la sua. Il bello delle liste è proprio quello.


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