L’appello del Papa per la Siria: «Tacciano le armi»

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BEIRUT — «Possa Dio concedere al vostro Paese, alla Siria e al Medio Oriente il dono della pace dei cuori, il silenzio delle armi e la cessazione di ogni violenza!». Il santuario di «Nostra Signora del Libano» con la statua della Madonna è mèta di pellegrinaggio anche per i musulmani e domina la baia di Beirut e il litorale sul quale il Papa ha celebrato la messa davanti a trecentocinquantamila fedeli. E quando all’Angelus Benedetto XVI si rivolge a Maria, «intorno alla quale si ritrovano cristiani e musulmani», e pone solennemente l’intero Medio Oriente «sotto la sua materna protezione», in poche frasi riassume il senso del viaggio: «A Lei domandiamo di intercedere presso il suo Figlio divino per voi e, in modo particolare, per gli abitanti della Siria e dei Paesi vicini, implorando il dono della pace».
Sono stati tre giorni intensi, il pontefice ha voluto questo viaggio nonostante tutto e mostra un’aria fragile — Gesù è «un Messia sofferente, un Messia servo, e non un liberatore politico onnipotente» — ma lo sguardo determinato: «Voi conoscete bene la tragedia dei conflitti e della violenza che genera tante sofferenze. Purtroppo, il fragore delle armi continua a farsi sentire, come pure il grido delle vedove e degli orfani! La violenza e l’odio invadono la vita. Perché tanti orrori? Perché tanti morti? Faccio appello alla comunità  internazionale! Faccio appello ai Paesi arabi affinché, come fratelli, propongano soluzioni praticabili che rispettino la dignità  di ogni persona umana, i suoi diritti e la sua religione!». Ecco l’essenziale: «Chi vuole costruire la pace deve smettere di vedere nell’altro un male da eliminare. Non è facile vedere nell’altro una persona da rispettare e da amare, eppure bisogna farlo, se si desidera costruire la pace, se si vuole la fraternità ».
Nel tardo pomeriggio, dopo l’incontro ecumenico con ortodossi e protestanti e prima di ripartire per Roma, l’appello di sabato all’unità  di cristiani e musulmani contro violenza e guerre diventa un’esortazione a isolare gli estremisti fanatici: «Auguro al Libano di continuare a permettere la pluralità  delle tradizioni religiose e a non ascoltare la voce di coloro che vogliono impedirla». Benedetto XVI è arrivato a sostenere e confortare le minoranze cristiane, «il Vangelo continui a risuonare come 2000 anni fa in questa regione», ma l’invito ai fedeli a «operare per la pace» è esteso a tutti: «Prego il Signore di dare a questa regione del Medio Oriente dei servitori della pace e della riconciliazione». Il Papa parte ma lascia al Medio oriente l’«Esortazione apostolica» consegnata ai cristiani ma anche a tutti i leader politici e religiosi della regione, «una pietra sui cui costruire insieme l’avvenire», ha detto padre Federico Lombardi: «La Santa Sede è assolutamente contraria a ogni visione di conflitto di società  e civiltà ». E certo le parole del pontefice resteranno, la preghiera perché «possiamo convertirci per lavorare con ardore alla costruzione della pace necessaria a una vita armoniosa tra fratelli», quella preghiera «fatta da tutti e per tutti in Libano e in Medio Oriente, qualunque sia l’origine o la confessione religiosa di ciascuno». E il congedo all’aeroporto con il ringraziamento particolare alle comunità  musulmane: «La vostra presenza, il vostro calore e cuore hanno contribuito alla riuscita del mio viaggio. Il mondo arabo e il mondo intero avranno visto, in questi tempi agitati, dei cristiani e dei musulmani riuniti per celebrare la pace».


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