Emergenza tumori in Campania. Parte la battaglia di “Stop biocidio”

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NAPOLI – In Campania aumentano i casi di tumore e l’età  media di chi ne viene colpito si abbassa sempre di più. Il legame tra aumento delle patologie e rischio ambientale è ormai dimostrato scientificamente, ma le istituzioni sembrano non accorgersene. Così parte da Napoli la campagna di mobilitazione “Stop biocidio” che vede per la prima volta insieme scienziati, ricercatori, ambientalisti, giornalisti, nella battaglia per la verità  e la giustizia sul disastro sanitario e ambientale campano. Lanciata a Napoli nel corso di un dibattito promosso sabato mattina al consiglio comunale di Napoli da Medicina democratica, Isde Medici per l’ambiente, Rete Commons! e Comitato Zero rifiuti industriali, l’iniziativa in difesa del diritto alla salute dei cittadini trova un autorevole sponsor nel genetista di fama internazione Antonio Giordano, autore (con Giulio Tarro) del libro bianco “Campania, terra di veleni”.

“A Napoli e Caserta c’è un aumento dei tumori: o il Dna dei campani è bucato o siamo di fronte a un agente cancerogeno esterno” ha dichiarato il presidente della Sbarro Health Research Organization, napoletano di origini ma che per fare le sue ricerche è dovuto emigrare in America. Giordano ha snocciolato alcuni dati choc, parte di una ricerca più ampia che sta conducendo in Campania: “Un aumento di oltre 40mila casi di cancro alla mammella rispetto a quelli registrati dall’archivio tumori, +13% di casi in crescita tra le donne sotto i 40 anni, oltre all’incremento delle fasce d’età  20-25 e 40-45 anni, cioè in fase di pre-screening”. “Bisogna portare questa situazione all’attenzione della comunità  internazionale” è il monito del patologo, preoccupato soprattutto per l’abbassamento dell’età  media dei malati. “Ora che anche i dati scientifici confermano ciò che i comitati denunciano da anni – ha dichiarato Egidio Giordano, portavoce di Commons! – bisogna passare ai fatti, anche se questo significa andare contro le istituzioni”.

Stimolata dai recenti studi scientifici e dal libro-inchiesta dei giornalisti Giuseppe Manzo e Antonio Musella “Chi comanda Napoli”, la campagna si articola in tre punti: bonifica del territorio, indagini epidemiologiche e prevenzione e cura dei tumori. Sotto accusa soprattutto l’assenza delle istituzioni locali, oltre all’inefficienza del servizio sanitario regionale. Spesso gli stessi dati sull’incidenza dei tumori sono secretati e la gente non sa. “Alcuni studi neanche vengono resi noti – ha sottolineato Giampiero Angeli, attivista che ha vissuto le conseguenze di una malattia sulla propria pelle – Come nel caso della mappa delle zone da bonificare, il poligono compreso tra Pozzuoli e l’area sud di Napoli. Se si facessero le analisi tossicologiche molti danni potrebbero essere evitati ed alcune intossicazioni si potrebbero perfino curare”. “I cittadini devono sapere perché si ammalano e muoiono di tumore – ha aggiunto Francesco Maranta, ex consigliere regionale e storico attivista nelle battaglie contro l’amianto – Bisogna chiamare in causa anche il sindaco di Napoli: a un anno dal suo insediamento deve dare conto della situazione delle nostre periferie, da Pianura alla zona orientale, passando per  l’area nord”. (Maria Nocerino)

 

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