Gerusalemme: dalla Marcia della pace al G8 delle donne

Loading

È superfluo ricordare che lo stesso marciare, percorrendo pochi chilometri, è un gesto politico nonviolento in grado di denunciare una situazione insostenibile per tutti, palestinesi, israeliani o stranieri che siano. Il percorso ad ostacoli tra check point, tortuose gincane a ridosso del Muro di separazione, lunghe deviazioni per evitare gli insediamenti dei coloni (ma non le loro provocazioni fatte di insulti e sassaiole) è la perfetta e concreta metafora della labirintica condizione in cui da decenni è piombata quella terra così dolorosamente cara ad ognuno di noi. Marciare diventa dunque sinonimo di resistere. Non tanto all’occupazione israeliana (in questo caso la parola “resistenza” assume connotati pericolosamente ambigui, che implicano l’utilizzo della violenza fino a lambire il terrorismo), quanto al dilagare della paura e della disperazione che contagia ambo le parti e che fa optare per scelte irrazionali e perdenti. Purtroppo v’è una parte di Israele che pensa che la sua sicurezza sia garantita quasi esclusivamente dall’uso anche sproporzionato della forza credendo che l’unico linguaggio compreso dagli arabi sia quello delle armi. Ed una parte di palestinesi, sfiduciati da anni di corruzione tra le fila di chi avrebbe dovuto rappresentarli in sterili colloqui di pace, cedono volentieri il passo ad una propaganda dell’odio, forse comprensibile ma non certo giustificabile, che non fa altro che gettare benzina sul fuoco, scommettendo sull’innesco di un incendio generalizzato all’insegna del “tanto peggio, tanto meglio”.

“Andiamo a Gerusalemme per invitare l’Italia e i mass media ad aprire gli occhi sul mondo invertendo una tendenza, resa ancor più marcata dalla crisi che ci ha investito, a chiuderci in noi stessi e a guardare esclusivamente ai problemi di casa nostra”: è il messaggio affidatoci da Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace, alla vigilia della marcia Perugia-Assisi che quest’anno si trasferisce in Medio Oriente.

“Di fronte a quello che accade in Siria, la diffusione delle armi, delle tensioni, del terrorismo, alla preparazione della guerra contro l’Iran, alla fine del processo di pace e i profondi sconvolgimenti provocati dalla primavera araba abbiamo il dovere di agire” sottolinea Lotti, ricordando che “questa regione del mondo si trova alle porte di casa nostra e far finta di non vedere i problemi non aiuterà  a risolverli”.

Costruire la pace “è difficile ma è necessario – insiste la Tavola per la Pace – anche perché l’alternativa è troppo inquietante per essere considerata. Per questo, per una settimana andremo di città  in città , incontro ai due popoli, ascolteremo le loro voci, cercheremo di capire non solo cosa sta accadendo ma anche cosa possono e debbono fare l’Italia e l’Europa, cosa possiamo fare noi cittadini e cosa possono fare le nostre istituzioni. Porteremo un messaggio di pace e promuoveremo il dialogo con tutti”.

Forse per accendere almeno una fioca luce che illumini le menti assuefatte dalle tenebre di un conflitto infinito, occorre seguire vie nuove proprio per dimostrare concretamente che l’altro non è un nemico bensì un interlocutore con cui parlare e risolvere i problemi, magari a prima vista insignificanti, quotidiani, domestici. Ed è proprio dalla dimensione della “casa” da cui ripartire. Casa aperta al mondo, che richiama l’ospitalità , l’educazione, l’incontro tra diversi. Casa che implica un aspetto economico, snodo centrale per ricostruire un benessere possibile. Casa che rimanda al femminile, alla presenza operosa della donna, attiva tuttavia nella dimensione pubblica. È l’idea di una sorta di G8 delle donne, in alternativa agli inutili “quartetti” che appaiono come balletti diplomatici senza più senso.

Scrivevamo su Unimondo nel maggio 2012: “sono le 8 «donne per la pace» che hanno animato uno degli incontri più attesi di Officina Medio Oriente. “Otto donne leader nelle rispettive comunità  – ha detto in apertura l’assessore alla convivenza della Provincia Autonoma di Trento Lia Beltrami – che hanno iniziato un percorso comune. Provengono da patrie spesso contese, lacerate da violenze e s’impegnano in favore della risoluzione nonviolenta dei conflitti, utilizzando strumenti diversi: l’educazione, lo studio, le attività  di volontariato, l’animazione all’interno delle comunità  di appartenenza ma anche uscendo da esse, confrontandosi con “l’altro”. Per tutte loro, l’appoggio che arriva dall’Italia è fondamentale”. Ed è per questo che al ritorno della Marcia partirà  una delegazione da Officina Medio Oriente per monitorare un nuovo G8 al femminile. La missione avverrà  durante l’anniversario della firma della convenzione europea per i diritti dell’uomo. Per l’appunto… anche delle donne.

Piergiorgio Cattani


Related Articles

A fine maggio esce il Rapporto sui diritti globali 2005

Loading

NULL Rapporto sui diritti globali 2005 1.392 pagine, 30 euro Edizioni Ediesse Il diritto all’informazione, la qualità della vita nelle

Una differenza al settimocielo

Loading

CONCILIO VATICANO II
L’appuntamento che ha cambiato il rapporto tra il Vaticano e la realtà . Per le donne ha significato l’avvio di una trasformazione ancora in atto L’evento conciliare in sé e i processi da esso promossi possono essere considerati l’inizio di una trasformazione profonda nella storia del rapporto tra Chiesa cattolica e soggettività  femminile.

A giudizio Erri De Luca, «per reato d’opinione»

Loading

No Tav. Per l’accusa le sue frasi sul sabotaggio della Torino-Lione sono «istigazione a delinquere». Il processo si aprirà il 28 gennaio

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment