«La Grecia? Rischia la fine di Weimar»

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BERLINO — Se Angela Merkel lo dirà  anche ad Atene, il 9 ottobre, che la Grecia non deve lasciare la moneta unica, sarà  un segnale di grande importanza. La cancelliera tedesca ha infatti deciso di andare a incoraggiare gli sforzi di risanamento finanziario della grande malata europea. Era da tempo che i suoi consiglieri valutavano i pro e i contro di una visita nel Paese dove giornali e dimostranti l’hanno raffigurata in divisa nazista e si chiedevano quale sarebbe stato il momento appropriato. Il momento è arrivato, mentre la troika di Unione Europea, Fondo monetario internazionale e Bce è impegnata a valutare i progressi fatti sulla strada delle riforme, a cui è condizionato il via libera ai 31 miliardi di euro della nuova tranche di aiuti. «Abbiamo fondi a disposizione fino a novembre, poi le casse sono vuote», è stato l’allarme lanciato proprio ieri dal primo ministro ellenico Antonis Samaras.
«Vogliamo aiutare la Grecia a stabilizzarsi nella zona euro. Lo stiamo facendo contribuendo massicciamente ai programmi di salvataggio che dovrebbero farla uscire dalla crisi. Questo sarà  possibile soltanto con grandi sforzi, abbiamo visto che c’è maggior impegno nelle riforme con il governo Samaras e vogliamo sostenere questo atteggiamento», ha detto ieri a Berlino il portavoce della Cancelliera, Steffen Seibert. Sarà  una visita «normale», ha aggiunto. Ma sono molti i commentatori a rilevare che il viaggio di Angela Merkel non avrà  niente di normale, in primo luogo per la situazione di tensione che coinciderà  con il suo arrivo ad Atene, una città  che si è ribellata più volte contro «le politiche punitive dell’Unione Europea». Le radio hanno interrotto i programmi, ieri, per annunciare la notizia, e i sindacati hanno immediatamente chiamato la gente in piazza, nel giorno della visita, proclamando uno sciopero generale di tre ore.
«Angela Merkel sarà  accolta nella maniera che compete al leader di una grande potenza e di un Paese amico», ha detto Samaras, che aveva invitato la Cancelliera quando era andato a Berlino, il 24 agosto. Anche per lui non sarà  una giornata normale. Sa di giocarsi tutto nell’arco di poche settimane. Non è un caso che abbia drammatizzato ulteriormente i toni, paragonando la situazione greca a quella della Germania prima dell’avvento del nazismo. «La nostra democrazia si trova probabilmente di fronte alla sua sfida più grande e la tenuta della società  è messa in pericolo dalla disoccupazione crescente, come è stato alla fine della Repubblica di Weimar», ha sostenuto in una intervista a Handelsblatt, ricordando le minacce rappresentate dal populismo di estrema sinistra e dalla crescita del partito Alba dorata, «fascista, neonazista, che è già  la terza forza politica». «Se il mio governo fallisce ci attende il caos», ha avvertito.
Intanto proseguono ad Atene i colloqui tra la troika e il ministro delle Finanze Yannis Stournaras, che ha detto di attendere il rapporto finale entro la metà  di ottobre e ha espresso ottimismo sulla possibilità  che la Grecia riceva la nuova tornata di aiuti entro la fine del mese. Ma oltre ad avere assoluto bisogno di questi fondi, il governo Samaras chiede un rinvio di due anni, dal 2014 al 2016, della scadenza del programma di riforme. Sarà  probabilmente questo il nodo più difficile della trattativa con la Cancelliera. Angela Merkel ha cambiato linguaggio, ha riconosciuto le sofferenze e i sacrifici dei greci, ma su questo argomento non è sembrata disposta a cambiare posizione.


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