E il Carroccio non chiude «Accordo auspicabile, ma il candidato sia Tremonti»

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L’ex premier, ieri, è tornato sull’argomento che gli sta a cuore. In un’intervista fiume al Tg4 ha detto di rimanere «convinto che la soluzione migliore sia la maggioranza assoluta del Pdl». Dato che l’eventualità  sembra lontana, il fondatore del partito ha ammesso: «Se la maggioranza si raggiungesse con un solo alleato, che è la Lega, con cui abbiamo lavorato bene, questa potrebbe essere una soluzione». Poi, arriva l’offerta: «Non ho obiezioni a un vicepresidente del Consiglio leghista se il Carroccio ci darà  un contributo elettorale».
Ma, appunto, dopo la carezza l’ex premier ricorda ai possibili compagni di strada che la mano si può trasformare in un pugno: «Io spero che la Lega possa rimanere nostra alleata. Se non fosse possibile, il Carroccio sarebbe isolato e non riuscirebbe a portare a Roma le istanze dei suoi elettori del Nord». Fino alla minaccia: «Inoltre perderemmo la Lombardia e poi cadrebbero il Piemonte e il Veneto».
Insomma: da una parte l’offerta alla Lega del vicepremier, che nelle ultime settimane era stata anticipata dai fedelissimi con l’aggiunta dello stravagante nome di Tosi. Il sindaco di Verona è infatti uno tra i leghisti più ostili alla vecchia alleanza, convinto come è che al Nord il Pdl si possa inghiottire, come peraltro lui stesso ha fatto nella sua città .
Dall’altra la minaccia: il Pdl potrebbe ritirare l’appoggio ai governatori Cota (Piemonte) e Zaia (Veneto). Anche se il Veneto in particolare potrebbe non essere affatto dell’avviso di immolarsi per gli ordini che partono da Palazzo Grazioli.
Da Maroni non arriva alcuna risposta. Ma da persona a lui assai vicina arriva una battuta: «Il problema non si pone, visto che Berlusconi non farà  il premier». Eppure, la non risposta del leader leghista appare dettata più dalla volontà  di non chiudere del tutto la porta in faccia all’ex premier che dal disinteresse. In Lombardia l’alleanza Lega-Pdl potrebbe capovolgere un risultato che oggi sembra segnato a favore del candidato di centrosinistra Umberto Ambrosoli. Non per nulla, Milano in questi giorni è tappezzata di grandi manifesti di Maroni, senza simboli di partito e la scritta «Lombardia in testa». Per ora, meglio puntare sull’aspetto di uomo della Regione e non di partito e tirare la volata alla lista civica che lo sosterrà .
E così, s’incarica di rispondere Roberto Calderoli, il padre del Porcellum, la legge elettorale con cui si tornerà  al voto: «Conosco l’attuale legge elettorale e gli effetti che produce come nessun altro e durante le feste mi sono divertito a fare una serie di simulazioni». Il risultato è che «al Senato nessuna coalizione si avvicinerebbe neppure lontanamente alla maggioranza assoluta, neppure utilizzando i senatori a vita». Prosegue Calderoli: «Proprio grazie a Monti, alla Camera il distacco tra la coalizione di sinistra ed un’ipotetica alleanza di centrodestra si ridurrebbe a tre soli punti percentuali e quindi avremmo una partita ancora tutta da giocare». Insomma: «A questo punto appare auspicabile la creazione di un’alleanza per vincere in Lombardia e probabilmente per riuscire a farlo anche a livello nazionale». Conclude Calderoli: «Noi siamo pronti a riconoscere Berlusconi come capo della coalizione, ma come candidato premier ci vuole qualcuno che non abbia mai votato i decreti Monti che hanno distrutto il Paese». Un esempio? «Giulio Tremonti».
Marco Cremonesi


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