Il Ppe chiede a Monti di candidarsi e il Professore rassicura l’Ue

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BRUXELLES – Alle due del pomeriggio il colpo di scena, Mario Monti si presenta all’Accademie Royale di Bruxelles per partecipare alla riunione politica del Partito popolare europeo che tradizionalmente precede i summit Ue. E’ la prima volta che lo fa. Silvio Berlusconi è entrato da quasi un’ora. E di fronte alla Merkel, Barroso, Juncker, Rajoy e gli altri big del centrodestra continentale va in scena il processo al Cavaliere e alla sua campagna antieuropea. La sentenza dei popolari, la famiglia politica del Pdl, è di condanna unanime. Anzi no, con il Cavaliere si schiera il premier ungherese, il nazionalista liberticida Viktor Orban: «Io sono amico di Silvio quindi non lo critico». Per il resto è una promozione a pieni voti del governo e delle politiche di Monti.
Monti in mattinata parla al Bruegel, prestigioso think tank brusselese. Poi una bilaterale con il presidente della Commissione Josè Barroso che ricorda l’importanza per tutta Europa di avere «un’Italia forte e stabile». Ricorda che Monti con la sua credibilità  e le misure adottate ha fatto abbassare lo spread (assurdo pensare sia comandato dall’esterno, ribatte alla vulgata berlusconiana). Monti invece rassicura sul futuro del Paese (come farà  più tardi al Ppe) e a domanda sul suo domani politico non risponde: «Non è il momento e il luogo adatto».
Poi il colpo di scena. L’arrivo al vertice del Ppe su invito del presidente Wilfried Martens che lo aveva tenuto riservato, lo rivelerà  lui stesso, per evitare che Berlusconi non si presentasse. E proprio il Cavaliere finisce sul banco degli imputati. Messo nell’angolo da dure critiche sul suo populismo e sulla scelta di far cadere Monti svicola, torna ad offrire il passo indietro nel caso il Professore si volesse mettere a capo del centrodestra. Monti non si sbilancia, ma non esclude.
Al termine della riunione dai falchi – con i quali in passato Monti ha avuto aspri scontri nei negoziati Ue – alle colombe, il giudizio è unanime. L’olandese Rutte dice che «è chiaro che il Ppe supporta Monti e non Berlusconi». Per l’altro grande falco d’Europa, il finlandese Katainen, «tutti apprezziamo il lavoro di Monti». Lo storico mediatore Jean Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo, dice che il premier «ha il totale sostegno dei popolari». Secondo alcune fonti la Merkel durante la riunione avrebbe chiesto a Monti di candidarsi. Berlino smentisce, ma Elmar Brock, plenipotenziario della Cancelliera all’Europarlamento, indirettamente conferma. Uscendo Monti si limita a precisare il perché della sua presenza tra i popolari: «Spiegare la situazione politica ricordando la situazione quando ho iniziato, le cose fatte e le condizioni» che hanno portato alle dimissioni. Insomma, non lasciare campo libero a Berlusconi nel tracciare la fotografia del Paese. Quanto al suo futuro, per Palazzo Chigi dopo ieri non è cambiato nulla, il premier non si è schierato e deve ancora decidere.
Tira le somme Martens: «Monti deve continuare la sua azione, è di importanza primaria per l’Italia e l’Europa». In un comunicato i popolari diranno che «in vista delle elezioni speriamo che i leader di centro e di centrodestra trovino il modo di continuare questa politica». È l’ultimo avviso a Berlusconi prima dell’espulsione dal Ppe. D’altra parte lodi al premier in contrapposizione al Cavaliere arrivano anche dai socialisti Hollande e Schulz.
Prima di presentarsi davanti alle telecamere Berlusconi aspetta che tutti i leader siano in macchina diretti al Consiglio europeo. Poi un fiume di parole. «Sfiduciato dal Ppe? No, sono stato coccolatissimo». Ammette di non avere parlato con la Merkel, ma regala la notizia di «un sorriso a distanza». Sulla sua candidatura dice «aspetto di vedere cosa succede», ma è certo che se corresse prenderebbe «gli stessi voti del 2008». Il Cavaliere è pronto per tornare a Roma.


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