«Non è detto che sia candidato premier»

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ROMA — Silvio Berlusconi non ha ancora deciso se, in caso di vittoria, sarà  lui il presidente del Consiglio indicato dalla coalizione guidata dal Pdl. Per ora, comunque, il Cavaliere punta a demonizzare il «comunista» Pier Luigi Bersani ma mostra di temere soprattutto l’avanzata del «leaderino» Mario Monti ormai «senza più credibilità »: perché — attacca l’ex premier — il Professore aveva promesso di non candidarsi e ora che è in campo «i sondaggi lo danno a meno del 10%».
Per questo Berlusconi, con mossa tattica, rilancia lo schema bipolare: «È l’unica forma di democrazia compiuta». E quindi mette in guardia l’elettorato moderato che potrebbe tradirlo in massa: «Meglio che il voto si concentri tra Pd e Pdl perché gli altri piccoli partiti agiscono non in funzione dell’interesse generale ma per l’interesse del loro piccolo leader… Spero che i moderati si facciano consapevoli del fatto che i voti del centrino sono tutti voti che vanno a favore del Pd di Bersani e del partito di Vendola. Allora meglio dare i voti direttamente al Pd».
Tonico — tanto da gesticolare energicamente fuori onda in dissenso nei confronti dell’impeccabile conduttore Gianluca Semprini — Silvio Berlusconi non rinuncia al ruolo di mattatore nella intervista fiume trasmessa da Sky Tg24. Il Cavaliere parte subito lancia in resta contro Bersani. «Il mio avversario è Monti? No, no. Il nostro avversario è sempre e comunque quel partito che viene dall’ideologia comunista… e che ha Bersani come rappresentante».
Per dirla con le parole di Lorenzo Dellai, che sponsorizza una delle liste di appoggio a Monti, «la polemica di Berlusconi riporta il Paese indietro, al 1994». Ma il Cavaliere più che i cosacchi in Piazza San Pietro mostra di temere la forza di attrazione del polo di centro. E infatti gran parte delle sue risposte vengono dedicate a screditare il ruolo del presidente in carica per gli affari correnti: «Monti non ha più credibilità . Era stato messo a guida di un governo tecnico con una promessa. Aveva detto che non avrebbe approfittato della promozione, lo aveva promesso a tutti gli italiani e ora ce lo troviamo lì come leader di una coalizione con compagni di viaggio che ti raccomando…». «Monti», incalza Berlusconi, «prima guidava il governo dei tecnici e ora ha già  abbondantemente contribuito al teatrino della politica».
Al Cavaliere non è piaciuta la cifra sarcastica con cui Monti ha messo in dubbio le sue capacità  logiche: «Questa (di Monti, ndr) è un’affermazione superficiale. Altro che non linearità  da parte mia… Io mi sono fatto indietro per Casini, lui non è venuto e io sono tornato, mi sarei fatto indietro se Monti avesse accettato di federare tutto il centrodestra, dal partitino di Casini alla Lega. Non l’ha fatto e io sono tornato con grande spirito di sacrificio».
Ma la questione che più impensierisce Berlusconi è quella che ruota intorno all’elettorato cattolico: «Io ho ricevuto telefonate e fatto molte visite ai pontefici e anche con l’attuale Papa c’è assoluta devozione da parte mia. E da parte sua assoluta cordialità  nei miei confronti». Questo per dire che il premier non si deve illudere di aver conquistato le simpatie delle gerarchie d’Oltretevere: «Quello per Monti non è stato un endorsement del Vaticano, ma dell’Osservatore Romano…».
Eccolo, dunque, il Cavaliere che ancora non ha deciso se, in caso di vittoria della coalizione guidata dal Pdl, sarà  lui a tornare a Palazzo Chigi: «Non è detto che debba essere per forza io il presidente del Consiglio. D’altronde la legge stabilisce che i partiti uniti in coalizione devono scegliere un leader ma che successivamente il presidente del Consiglio sarà  indicato dal capo dello Stato». E a quel punto, «la coalizione che comprende il Pdl potrebbe, in caso di vittoria, indicare anche un altro nome». Sembra un messaggio alla Lega, contraria al Cavaliere candidato premier: «L’alleanza è ancora in fase di assestamento dei particolari, sono convinto che saremo alleati come lo siamo stati per tanti anni».
Per il resto, Berlusconi è tornato a promettere che il suo governo («Il ddl è già  pronto») abolirebbe l’Imu sulla prima casa. E poi ha aggiunto, sui temi che più lo hanno penalizzato davanti all’opinione pubblica: «Ruby “rubacuori”? Non ho mai detto che fosse la nipote di Mubarak. È stata un’invenzione dei giornali, lei mi aveva detto di essere figlia di una famiglia vicina al presidente egiziano». E Nicole Minetti? «A me fu presentata da don Verzé, si è laureata a pieni voti, è stata mandata nella nostra sede di Milano dove c’erano 5 scrutatori e ha avuto 5 sì. In Italia non è possibile fare politica se si è belle…». Poi, sulle liste pulite, Berlusconi ha citato il caso Dell’Utri: «Presenteremo delle liste, dolorosamente, anche con la esclusione di chi è molto chiacchierato. Dell’Utri è un galantuomo, oggetto di prepotenze e ingiustizie infinite».


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