“Tengo il porco per le orecchie” così i manager e il questore truccavano gli appalti di polizia

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NAPOLI — Dietro lo scudo delle gare protette per la Sicurezza, si nascondeva «una struttura delinquenziale ». Lo scambio incrociato di rapporti e interessi tra faccendieri, manager di Finmeccanica, un ex questore, un ex provveditore alle Opere pubbliche e alcuni prefetti puntava, secondo l’accusa della Procura di Napoli, ad appalti e servizi per 50 milioni di euro. Tra cui la realizzazione (poi saltata) di una cittadella della polizia, la videosorveglianza tra città  e provincia, l’aggiornamento strategico del Centro elaborazione dati delle forze di polizia (Cen). Un blitz che provoca otto arresti, primo approdo di un’inchiesta lunga quasi sei anni. E presenta il conto anche ai due prefetti già  indagati, Nicola Izzo e Giovanna Iurato. Ad «esercitare pressioni» per favorire le aziende della holding «con collusioni o altri mezzi fraudolenti, abusando dei loro poteri e in violazione dei loro doveri» sarebbero stati infatti Izzo, ex capo della polizia, e la collega Iurato ex prefetto a L’Aquila. Per entrambi, la Procura ha chiesto l’interdizione dai pubblici uffici e il gip Claudia Picciotti si è riservata di decidere dopo aver sentito i due indagati. Un contrordine rispetto alla decisione di un mese fa, con cui la Procura generale presso la Cassazione disponeva, per Izzo, il trasferimento degli atti a Roma.
IL BLITZ DELLA FINANZA
L’accusa: associazione per delinquere finalizzata a turbativa d’asta, falsi in atto pubblico, abusi d’ufficio, rivelazione di segreto. Tutto per «consentire alle società  riconducibili a Finmeccanica (Elsag Damatat e Electron Italia) l’aggiudicazione di appalti pubblici sul territorio campano ». In cella finiscono Carlo Gualdaroni, ex amministratore delegato di Elsag Datamat spa e oggi ad di Telespazio; Francesco Subbioni, ad di Electron Italia e consigliere di Elsag, il faccendiere Lucio Gentile e l’ex provveditore alle opere pubbliche di Napoli, Mario Mautone. Agli arresti domiciliari l’ex questore Oscar Fioriolli, Guido Nasta, consigliere della Elsag; Luigi De Simone, responsabile Elsag per la Campania ed Enrico Intini, definito negli atti «costruttore di riferimento» del gruppo Finmeccanica, già  emerso a proposito delle gesta del procacciatore barese delle escort berlusconiane, Giampaolo Tarantini. Dall’indagine sul Cen emergerebbe, scrive il gip, emergerebbe «l’unitarietà  del progetto criminoso del gruppo Finmeccanica». Affermazione che sarà  direttamente contestata in una nota emessa in serata dalla holding. Finmeccanica «respinge con fermezza» tale impostazione. E aggiunge: «Le indagini, avviate oltre 5 anni fa riguardano una specifica attività  svolta da due società  del gruppo (Elsag Datamat ed Electron), e non coinvolgono la holding né, tantomeno, l’intero gruppo »; ed auspica «che si evitino generalizzazioni e strumentalizzazioni nei confronti del gruppo e dei suoi dipendenti». Quasi quattrocento pagine di intercettazioni, dialoghi e cene. Un questore, Fioriolli, spiato e fotografato come capita ai sospettati. Scambi di favori per i figli. Persino il “ragazzo” di Mautone, responsabile di una lite con rapina, indicato dal padre «all’amico Fioriolli» per risolvere «senza danneggiare».
LE MANI SULLE COMMESSE
«In questo momento abbiamo il porco per le orecchie». Così sintetizza Luigi De Simone, il manager Elsag per la Campania, la possibilità  assai concreta di mettere le mani sugli appalti per la sicurezza, in una conversazione con Francesco Subbioni, ad di Electron Italia. «Così noi entriamo con i piedi nel piatto in modo ancora più pesante perché abbiamo il tempo di fargli capire un po’ noi cosa sappiamo fare». Una conversazione che mostra, per il gip, «la visione unitaria del gruppo in relazione agli appalti relativi alla sicurezza».
“LA SOLITA RIMPATRIATA”
Fulcro dell’inchiesta è la relazione, definita di natura «affaristica» che si instaura tra quelle aziende che devono essere favorite e le istituzioni, in primis Fioriolli e Mautone. Decine le intercettazioni tra l’ex questore e i manager. Una di queste parla è del 6 novembre 2007. Addirittura il faccendiere Lucio Gentile sembra dettare a Fioriolli quello che deve dire in un incontro propedeutico al buon esito dei progetti.
Lucio:
«Ascolta Oscar, ti va bene giovedì sera?»
Oscar:
«Giovedì prossimo…
L.:
«Ti ricordi cosa devi dire, sì?»
O.:
«… Non vorrei ci fosse la cena con i magistrati».
L.:
«Uhm, vedi un po’».
O.:
«(chiede l’agenda ai collaboratori)
Quindi giovedì»
L.:
«Veniamo prima con Intini verso le sette…»
O.:
«Se no uno non deve mica andare per forza a mangiare…»
L.:
«No, io volevo andare a cena con te e Maruccia, dopo se lui rimane se no va via, volevamo fare una cena di quelle solite che facciamo noi se ne avevi voglia». C’è poi una cena definita di «continuità » da instaurare con il nuovo questore, ma il successore di Fioriolli, Antonino Puglisi, non cede a lusinghe né accordi.
L’ASSUNZIONE DELLA FIGLIA
I rapporti di favore tra Fioriolli e i manager di Finmeccanica emergono, per il giudice, «con chiarezza da una conversazione in cui Fioriolli non esitava a chiedere direttamente un’intercessione per ottenere un posto per la figlia». Interlocutrice dell’ex questore di Napoli è Narcisa Livia Brassesco all’epoca prefetto di Brescia. «C’ho il problema.. Quello… Mia figlia guadagna mille euro al mese»
LE PRESSIONI DI IZZO E IURATO
Nuove testimonianze avrebbero ridisegnato il ruolo avuto dai due prefetti. Come il lungo racconto di Anna Smilari, all’epoca direttore del settore Informatica dell’Ufficio tecnico e analisi di mercato del Dipartimento di pubblica sicurezza. Non solo. Dopo che il 31 maggio 2010 viene interrogata in procura a Napoli e formalmente indagata, Iurato si sfoga al telefono con il marito Giovanni Grazioli (tra l’altro dirigente della stessa Elsag), commentando un articolo in cui si accosta il nome del prefetto Izzo alla vicenda del Cen. «Finalmente nominano la persona che è stata il deus ex machina, che è il capo nostro, finalmente lo nominano perché io il nome non l’avrei mai fatto… finalmente si capisce perchè sennò il capro espiatorio di tutto sono stata io, finalmente esce quello che veramente ha fatto tutto».
Il giorno dopo l’interrogatorio c’è poi una telefonata tra Izzo e Iurato che, notano i magistrati, «tentano di rimbalzarsi reciprocamente la responsabilità , nella consapevolezza della loro illegittimità ».
Izzo:
«Nessuno più di te conosce questa materia, tutti noi altri siamo degli avventizi».
Iurato:
«No, però tutto quello che facevamo lo condividevamo, comunque siccome tu dicevi di andare avanti naturalmente per andare avanti quella era la strada per non perdere i soldi». Dopo l’interrogatorio Iurato racconta anche al marito che il capo della polizia, Antonio Manganelli, ha parlato con l’allora ministro dell’Interno, Roberto Maroni, il quale gli aveva detto che lei doveva rimanere al suo posto come prefetto dell’Aquila. Durissima la conclusione del gip. «Un quadro sconfortante, in cui sono stati buttati al vento e sperperati milioni di fondi pubblici destinati ad importanti opere che avrebbero consentito (se realizzate) di contrastare efficacemente il crimine organizzato e di tutelare la sicurezza dei cittadini».


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