Draghi: la Bce non salva i conti pubblici

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FRANCOFORTE — «Noi interveniamo soltanto in situazioni nelle quali è formalmente garantita una disciplina di bilancio». Mario Draghi ha detto in pratica sì all’acquisto di bond sovrani da parte della Bce, ma «condizionato» alla richiesta di aiuto e «con un programma di forte aggiustamento economico». È questo, in sostanza, il messaggio principale lanciato ieri da Mario Draghi nel discorso tenuto a Monaco, all’Accademia cattolica in Baviera. Una precisazione molto attesa dai mercati e anche in Germania, dove negli ultimi giorni era montata l’attesa per una presa di posizione del presidente italiano della Banca centrale europea sull’Italia, a due giorni dai risultati elettorali sul Paese, accolti a Berlino in modo molto critico.
Nel frattempo, da Bruxelles, il presidente della Commissione José Manuel Barroso, a colloquio ieri per un’ora e mezza con il premier Mario Monti, ha espresso la sua piena fiducia che l’Italia assicurerà  le condizioni di stabilità  politica nell’interesse dell’Italia e dell’Europa nel suo insieme» e proseguirà  nell’ambizioso processo di riforma che, se pienamente attuato, «aumenterà  significativamente il potenziale di crescita». E ha sottolineato che la Commissione «resta impegnata ad assistere l’Italia e tutti gli Stati membri» in quanto «la crisi non è ancora finita e gli sforzi non devono allentarsi». Secondo i due leader «l’approccio comune comprende anche una forte dimensione sociale, che è riflessa da diverse politiche e strumenti della Ue, che completano l’azione nazionale per proteggere i più vulnerabili dagli effetti peggiori della crisi».
Nel frattempo Draghi esortava i governi a fare la loro parte, in quanto la Bce ha fatto la sua, concentrando gli «sforzi per garantire la stabilità  dei prezzi» attraverso la politica monetaria, mentre rimangono ancora varie «sfide» da affrontare, con la frammentazione dei mercati e la necessità  di «ristabilire la trasmissione della politica monetaria» ad ogni costo, anche con i provvedimenti dei maxicrediti non standard o con gli acquisti di titoli sovrani Omt.
Il banchiere centrale italiano ha chiarito che «noi (in Bce) proteggiamo la nostra indipendenza», e attraverso quest’ultima Eurotower protegge anche l’obiettivo principale, la lotta all’inflazione. Draghi ha tenuto a sottolineare il rispetto dei due pilastri dei banchieri centrali europei, ereditati dalla tedesca Bundesbank. Fedele a questi principi il Consiglio direttivo ha «disegnato il programma Omt in modo che queste decisioni non possano mai essere dominate dalle politiche di bilancio» dei governi.
La Bce non salva i governi o le banche, ha detto Draghi. E ha proseguito spiegando che per «questa ragione un programma di forte aggiustamento economico è la precondizione per accedere all’Omt», agli acquisti di bond sovrani. Molto chiara l’allusione alle situazioni di Italia e Spagna, mai nominate. Ma non ci saranno sconti per nessuno, ha fatto capire, smentendo le critiche di non essere indipendente e di voler aiutare l’Italia.
Draghi aveva esordito nel suo discorso con un accenno alla «natura del momento» particolare in cui versa la Chiesa cattolica, alla vigilia dell’ultimo giorno del pontificato di papa Benedetto XVI, riferendosi alle «preoccupazioni pressanti», anche di natura etica, del «grande figlio» della cattolica Baviera. Un’occasione per il numero uno della Bce di entrare anche nel merito della «questione sociale» della dottrina cattolica, che ora «valica i confini nazionali», chiedendosi qual è il giusto quadro legale per riconciliare i motivi delle imprese con le preoccupazioni per il bene comune e la solidarietà , in un momento di recessione per tanti Paesi e di disoccupazione elevata. Nel frattempo, nel fare un altro parallelo con l’esperienza personale alla scuola dei Gesuiti, nella quale il tendere «all’eccellenza doveva essere in equilibrio con l’integrità  e con un messaggio morale», ha concluso che «senza etica non può esserci un vero sviluppo». E quindi «non possiamo avere un modello economico che avalli gli eccessi, senza correggerli».
Marika de Feo


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