Ai 5 Stelle un questore del Senato e un vice (di 27 anni) alla Camera

Loading

ROMA — «Hanno paura di darci il questore perché noi vogliamo sapere tutto anche sulle caramelle, e più continuano, più mi viene voglia di caramelle…» si è sfogata l’onorevole grillina Laura Castelli, confermando quanto il Movimento tenesse all’elezione di un «controllore» a Cinque Stelle anche a Montecitorio. Ma il Pd — dopo aver riconosciuto il ruolo dei Cinquestelle, al punto da rinunciare a un questore del Senato e a un vicepresidente della Camera — ha deciso di non «donare altro sangue». «Sui temi istituzionali — ha chiuso Bersani dopo il colloquio con Napolitano — noi abbiamo dimostrato rispetto per i loro elettori, loro non hanno mostrato rispetto per i nostri. Punto».
Ma i grillini esultano, perché con l’elezione di un questore al Senato sono entrati di fatto nella «stanza dei bottoni» del Parlamento. A spulciare i bilanci per conto del M5S e deliberare sulle spese dell’odiata «casta» sarà  la senatrice Laura Bottici, la cui foto è stata postata su Facebook dal capogruppo Vito Crimi: «Eccola la nostra Laura, che avrà  un importantissimo incarico di garanzia… fantastico!». La Bottici dovrà  lavorare al fianco di Lucio Malan (Pdl e Lega) e di Antonio De Poli di Scelta civica: il fedelissimo di Casini sarà  il consigliere anziano dei questori, per essere risultato il più votato.
Per giorni i grillini hanno sfoggiato un adesivo con scritto «questore = controllore», ma ce l’hanno fatta solo a metà . Alla Camera la sconfitta è stata inevitabile. Come scrive l’ex onorevole Andrea Sarubbi su #Opencamera, «la prassi parlamentare porta i gruppi a cercare accordi per garantire il pluralismo». I grillini non hanno voluto scendere a patti e hanno dovuto fare i conti con il meccanismo dei voti (e veti) incrociati previsto dal regolamento.
È stata un’intesa blindata tra Pd, Pdl e montiani a delineare il nuovo collegio dei questori di Montecitorio, che è un po’ il consiglio di amministrazione dei due rami del Parlamento: sarà  formato dal democratico Paolo Fontanelli, dal pidiellino Gregorio Fontana e da Stefano Dambruoso di Scelta civica. Per rispetto istituzionale i deputati di Sel hanno scritto sulla scheda il nome della grillina Castelli, ma i voti in dono non sono bastati.
Il Movimento ha espresso «forte insoddisfazione» per l’annunciato siluramento di un «controllore dei conti» a Cinque Stelle. «Piuttosto che darci un questore scommetto che ci daranno una vicepresidenza — scriveva ieri mattina su Facebook l’onorevole Paola Carinelli —. Così si salvano la faccia, e non solo quella». Il pressing sulla Rete è durato tutto il giorno, ma in Parlamento i grillini non hanno nemmeno voluto incontrare gli altri partiti.
Le votazioni per i quindici componenti dell’Ufficio di presidenza di Camera e Senato sono andate avanti per oltre cinque ore, lo scrutinio si è concluso dopo le nove di sera e dalle urne non sono uscite sorprese. A Montecitorio, grazie a 330 voti sulla carta, il Pd è riuscito a eleggere due vicepresidenti: la fassiniana Marina Sereni e Roberto Giachetti. Il deputato renziano, premiato dopo anni di superlavoro da segretario d’aula, starebbe meditando di rinunciare all’auto e all’appartamento che spettano di diritto ai vice di Laura Boldrini. Per la stessa carica il Pdl ha preferito Maurizio Lupi a Daniela Santanchè. Il quarto vicepresidente invece è andato ai Cinquestelle. E se Luigi Di Maio, 27 anni, studente fuoricorso di Giurisprudenza, l’ha spuntata, è stato solo grazie ai voti del Pd, tra cui quello di Pina Picierno che lo ha rivelato su Twitter.
I vice di Pietro Grasso saranno Maurizio Gasparri (Pdl), Roberto Calderoli (Lega), Linda Lanzillotta (Scelta civica) e Valeria Fedeli (Pd). Quest’ultima è la moglie del senatore uscente Achille Passoni, sconfitto alle primarie fiorentine. Per completare l’ufficio di presidenza mancano gli otto segretari d’aula. Eccoli: Alessandra Mussolini, Elisabetta Alberti Casellati e Antonio Gentile per il Pdl, il leghista Giacomo Stucchi e, per il Pd, Silvana Amati, Luciano Pizzetti, Angelica Saggese e Rosa Maria Di Giorgi. Alla Camera lo spoglio è finito dopo le 22.30. Il Pd ha indicato come segretari d’aula Gianpiero Bocci, Caterina Pes, Margherita Miotto, Anna Rossomando e Valeria Valente, ma ha sostenuto anche il centrista Ferdinando Adornato.


Related Articles

«Il doppio movente di omicidi e stragi tra eversione nera, massoni e Servizi»

Loading

PALERMO — Per una parte la trattativa fra Stato e mafia è stata accertata da sentenze definitive, come quella di Firenze sulle stragi in continente del 1993. Per un’altra è ancora presunta, ma ci sono indizi tali che è necessario un processo per verificarne la fondatezza. «Non sussistono i presupposti perché sia pronunciata sentenza di non luogo a procedere», ha stabilito il giudice. Di più. Gli elementi raccolti dall’accusa sono così tanti e significativi che consentono una duplice lettura della strategia della tensione terroristico-mafiosa messa in campo da Cosa nostra con gli attentati e gli omicidi realizzati, tentati o anche solo progettati tra il 1992 e il 1994.

L’ex pm punta all’8%. «Ma non è un favore alla destra»

Loading

 L’obiettivo in Sicilia e Campania per diventare decisivo in Senato Antonio Ingroia, 53 anni, è un magistrato in aspettativa. Ha annunciato la sua candidatura a leader della lista «Rivoluzione Civile» Ha indagato  sui rapporti tra Stato e mafia

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment