La fiducia nella Costituzione

Loading

Il tutto per il tempo necessario ad approvare alcune leggi. In tal modo avremmo in carica un governo senza fiducia, limitato agli affari correnti. Questo non-governo favorirebbe il lavoro parlamentare sulle riforme.
Indubbiamente, il governo Monti è – allo stato – un governo senza fiducia. Come sarebbe senza fiducia qualunque governo oggi formato fino al voto delle nuove Camere ai sensi dell’art. 94 Cost. E ancora sarebbe senza fiducia il governo di nuova formazione se quel voto fosse negativo. Il passaggio nelle urne ovviamente azzera sotto ogni profilo il rapporto fiduciario, e dopo un turno elettorale qualunque governo è intrinsecamente e geneticamente senza fiducia. Una condizione che viene cancellata solo dall’approvazione di una mozione di fiducia. È l’effetto della verginità  politica – si fa per dire – delle Camere appena elette. M5S potrebbe determinare la sfiducia a qualsiasi governo, disponendo in Senato di un pacchetto di voti a tal fine sufficiente. In specie, potrebbe sommare i propri voti contrari a quelli del Pdl e negare la fiducia a un esecutivo Bersani.
In che sarebbe diversa la condizione giuridica di un ipotetico governo Monti imbalsamato in carica rispetto a quella di un governo Bersani o di chiunque altro, prima della fiducia o dopo il diniego di fiducia? In niente. Tutti sarebbero governi senza fiducia. E allora perché M5S insiste per Monti, e non si orienta piuttosto a negare la fiducia, e giungere al medesimo risultato con un nuovo governo? Semplice. Perché M5S vuole evitare il voto in sé. E se ne capisce la ragione. M5S ha dichiarato che non voterà  la fiducia ad alcun governo, ed in specie a Bersani. Ma forse qualcuno capisce che questo può portare a nuove elezioni a breve, rimanendo su M5S il marchio di mettere a rischio il paese giocando allo sfascio. Il prezzo politico potrebbe essere alto.
Meglio evitare il voto di fiducia, guadagnare tempo e magari intestarsi la medaglia di chi ha costretto tutti a fare riforme mai davvero volute. Ovviamente, le altre forze politiche hanno un interesse esattamente opposto.
Strategia comprensibile per M5S. Certo, somiglia ai contorti passi di danza partitocratica della prima Repubblica. Ma forse non tutti li ricordano, e nemmeno importa. Chiediamoci però se sia una strategia costituzionalmente corretta.
Non lo è. La chiara assunzione di responsabilità  è ragione fondamentale della “razionalizzazione” della forma di governo disegnata dall’art. 94 della Costituzione. Tempi brevi per la presentazione del nuovo governo alle Camere, mozione motivata, appello nominale servono appunto a sollecitare e a chiarire chi fa cosa, e perché. Ed è evidente che l’interlocutore è il popolo sovrano, piuttosto che gli attori politici, che certo non hanno bisogno di spiegazioni. Per questo l’art. 94 Cost. è l’architrave della responsabilità  politica nel nostro ordinamento costituzionale. Perché è ancora ovvio che il tutto serve non solo a reggere l’ordinario funzionamento delle assemblee, ma anche a fornire elementi di valutazione agli elettori per il ricorso alle urne. E non si può secondo Costituzione strumentalmente evitare il voto parlamentare al fine che chiarezza non vi sia.
È proprio questa esigenza di visibilità  e chiarezza che spiega la prassi parlamentare per cui un governo dimissionario viene rinviato alle Camere per un nuovo voto di fiducia anche nel caso di rifiuto delle dimissioni da parte del Capo dello Stato. Ancor più nel caso di elezioni è manifesta la necessità  di far emergere gli orientamenti parlamentari.
Certo, ambiguità  e confusione possono essere legittimo obiettivo di una forza politica che ritenga di trarne vantaggio. Ma potrebbe o dovrebbe il Capo dello Stato favorire questo disegno, su quello di altre parti politiche, portatrici di un interesse esattamente opposto? Certamente no. E poi, potrebbe nella specie Napolitano escludere a priori che una pattuglia di senatori decida di votare comunque la fiducia? O dovrebbe in ogni caso evitare il passaggio della fiducia per sottrarre Grillo al rischio di rinunciare – come ha detto – alla politica, se uno dei suoi votasse a favore?
Al più, chi vuole un supplemento di Monti premier chieda che gli sia conferito l’incarico di formare un nuovo governo, e che vada alle Camere per il voto sulla fiducia. Ma non presenti una forzosa inerzia del Capo dello Stato come la soluzione corretta, sulla quale la Costituzione nulla dice in senso contrario. Come sanno i costituzionalisti veri, le risposte vengono dalla lettura sistematica, oltre che dalle singole disposizioni. E dovrebbe ben saperlo chi assume la Costituzione nel proprio progetto politico. Diversamente, quale Costituzione, e di chi?


Related Articles

La battaglia all’ombra della Farnesina

Loading

Tutti i perché dello scontro in corso fra Terzi e Massolo

Storia di “Gigi il Federatore” una rete di spie e faccendieri da Licio Gelli ai nuovi dossier

Loading

Per lui porte aperte in Vaticano e a Palazzo Chigi. Gli stretti legami con manager del calibro di Scaroni, Guarguaglini e Geronzi. La sua carcerazione è un allarme per il berlusconismo pari alla doppia sconfitta elettorale

Il Pd alza i toni per ottenere un sì finora improbabile

Loading

Pier Luigi Bersani ce la sta mettendo tutta. Consulterà  i partiti fino a domani, per poi tornare da Giorgio Napolitano a riferire. Ma passi avanti non se ne vedono, anzi. Il movimento del comico Beppe Grillo è fermo sul suo «no» a tutto; ed è determinato a rendere pubblico il colloquio di domani col segretario del Pd.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment