L’Us Army raddoppia in Italia

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L’America lascia? No, raddoppia. Venerdì scorso Washington ha presentato i piani per la dislocazione delle sue forze armate in Europa. E, a sorpresa, ha annunciato che due dei battaglioni di paracadutisti, destinati a trasferirsi in Italia, rimarranno in Germania. Ma la decisione non significa la volontà  di ridurre la presenza nel nostro paese. Tutt’altro. Il Pentagono mette solo ordine alle pedine sullo scacchiere, in vista della nuova priorità : l’Africa del contagio qaedista, dal Mali alla Nigeria.

Il trasloco infatti concentrerà  i reparti aviotrasportati nella base appena completata a Vicenza, la caserma “Del Din” sorta accanto alla pista dell’aeroporto Dal Molin. E’ la struttura che venne contestata dalla protesta pacifista nel 2007, poi realizzata per volontà  dei governi di centrosinistra e centrodestra.

Contrariamente ai programmi, dalla prossima estate saranno spostate lì le unità  chiave della 173ma brigata, sia quelle provenienti dalla Germania, sia quelle che sarebbero dovute rimanere nella storica caserma Ederle, sempre a Vicenza. L’obiettivo – come ipotizzato anche da “Star and Stripes”, la rivista dei militari statunitensi – è quello di fare spazio nella vecchia installazione di Camp Ederle al nuovo Us Army Africa, destinato agli interventi nel continente nero.

Oggi il quartier generale dell’Africa Command – in sigla Africom, creato nel 2008 – è a Stoccarda, ma le sue braccia operative sono tutte in Italia: i soldati a Vicenza, la flotta a Napoli, aerei e droni a Sigonella. Negli scorsi anni la componente veneta è già  stata raddoppiata, ma il programma annunciato venerdì scorso crea le condizioni per schierare nella caserma Ederle altri reparti destinati alle operazioni africane.

Il piano del Pentagono infatti prevede che la prossima estate arrivino comunque dalla Germania altri mille paracadutisti, tutti nella nuova base “Del Din” portando a 3700 il totale dei militari statunitensi a Vicenza. Ma il progetto ufficiale della guarnigione veneta comprende un organico di 4200-5000 uomini. E quelli in più non saranno i parà  già  annunciati, ma truppe diverse per la nuova missione africana. Una metamorfosi che forse dovrebbe interessare anche la politica italiana, sempre distratta rispetto alla trasformazione del nostro Paese nella principale portaerei americana nel Mediterraneo.

Già  oggi Vicenza è diventata il trampolino di lancio per le spedizioni più delicate del Pentagono. I parà  della 173ma brigata, l’unità  più decorata dell’Esercito Usa, dieci anni fa sono stati protagonisti dell’attacco dal cielo al Nord dell’Iraq e poi hanno condotto i combattimenti più impegnativi nell’Afghanistan orientale, dove sono tutt’ora impegnati.

Con il trasloco dei prossimi mesi, gran parte della 173ma si sistemerà  nei nuovi locali, da cui potrà  decollare verso i suoi obiettivi. I parà  potranno contare anche sull’aeroporto dell’Aeronautica di Istrana (Treviso), dove anche di recente si sono esercitati, o su quello dell’Air Force di Aviano.

I due battaglioni che invece si è deciso di lasciare in Germania finora non sono mai stati chiamati in azione. Si tratta di un reparto d’artiglieria e uno di mezzi blindati, che così a Grafenwhor potranno continuare a sfruttare il grande poligono locale per addestrarsi con cannoni e cingolati: armamenti poco utili per confrontarsi con la guerriglia dei miliziani fondamentalisti.

Sul suolo tedesco comunque il dispositivo americano si ridurrà  sensibilmente. Quasi diecimila uomini in meno nei prossimi quattro anni, con la chiusura o il rientro in patria di ben 24 reparti, portando la presenza americana nella Repubblica federale al minimo storico di 30 mila uomini. In Italia invece la “ristrutturazione delle forze europee” include tagli quasi irrilevanti. Farà  le valigie da Aviano il team di controllo del traffico e saranno sciolti due plotoni di polizia militare di Camp Darby, alle porte di Livorno: in tutto poche decine di persone.


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