L’ideologo: forse ci serve un po’ di tattica

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MILANO — «Ma no, non c’è stato nessun crollo, solo una battuta d’arresto. Si trattava di un voto diverso da quello delle Politiche, di un voto amministrativo, dove vince di solito il radicamento al territorio».
E quindi?
«Il Movimento non ha ancora una struttura in questo senso: vorrebbe averla, ma al momento è ancora più votato alla Rete che al territorio».
A parlare è Paolo Becchi, l’«ideologo» dei Cinque Stelle. Il professore è sicuro: nessun flop. I motivi del calo di preferenze, però, sono molteplici.
«Ci sono altri elementi di cui bisogna tener conto: dall’astensionismo fortissimo al blocco dell’attività  parlamentare subìto in questi mesi».
Mi scusi, ma non c’è il rischio che gli italiani abbiano percepito i Cinque Stelle come una delle forze che ha causato lo stallo politico?
«Questo direi di no. Prima che si formasse il governo il Movimento ha detto chiaramente di voler cominciare a lavorare. Anche io presi posizione invocando la prorogatio. Guardi, anche adesso stanno cercando di ostacolare i Cinque Stelle: è illegale che non siano ancora state attribuite le due commissioni di garanzia. Abbiamo i media contro, ma qualcosa dovremmo fare».
Suggerisce un cambio di strategia nei confronti di stampa e tv?
«Ma no, non un cambio di strategia, ma un po’ di tattica. Quella sì. La Rete non è sufficiente. Bisogna utilizzare tutti i canali disponibili. Un conto era la fase delle Politiche — lì il Movimento era nuovo, era giusto che i candidati non comparissero in tv —, ma ora è diverso. Dico di valutare saggiamente gli altri strumenti, uno deve valutare dove andare» (dice mentre si reca negli studi di La 7, ndr).
Lei sostiene che Grillo non ha sbagliato nulla…
«Il problema non è di Grillo, casomai bisognava controllare se valesse la pena presentarsi in certi Comuni: come le ho già  detto, servono candidati radicati sul territorio».
Ma non immaginava un altro Pizzarotti?
«No, anzi. In realtà  una settimana fa avevo consigliato a Beppe di scrivere un post dicendo: “Il Movimento non va al ballottaggio, perde le elezioni e Grillo viene cacciato”. Guardi il post pubblicato lunedì sera sul blog, io l’ho scritto domenica, a urne aperte: avevo visto il dato sull’astensionismo e avevo capito».
Cosa ha spinto gli elettori ad allontanarsi dal Movimento?
«Le gente ha cominciato a percepire che il Movimento è nuovo, radicale, pericoloso perché vuole ribaltare l’Italia come un calzino. Vuole cambiarla. C’è chi pensa: “Se questi prendono il potere è una rivoluzione”. E a loro non va bene. È un Paese diviso tra chi si identifica con il Movimento e chi ci avversa».
Ma si aspettava davvero questi numeri ovunque?
«A Roma a essere sincero mi attendevo qualcosa in più».
Tornando a lei: è vero che si iscritto ai Cinque Stelle?
«Sì, l’ho fatto dopo che era stato scritto che Grillo mi aveva abbandonato (in seguito alle polemiche sulle frasi su fucili e banchieri, ndr). Ho ricevuto moltissimi messaggi di solidarietà  e allora ho scelto. È stata una reazione emotiva per ringraziare queste persone. Io comunque continuo a dire la mia: qualche volta le mie idee incontrano favori, qualche volta no».
Cosa si aspetta adesso?
«Il Movimento ha ancora delle potenzialità , non è per niente morto, non ha perso la sua carica. Però c’è bisogno di maggiore visibilità ».


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