Il premier in Grecia: i sacrifici sono la strada per la terra promessa

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Ed Enrico Letta arriva ad Atene in cerca di alleanze per mettere un freno a quell’ansia da rigore partita da Bruxelles e poi scesa in tutto il continente. Non ci potrebbe essere posto migliore. Qui ad Atene i sacrifici hanno portato la disoccupazione giovanile al 60%, la troika ha chiesto di tagliare non solo il numero degli statali ma persino gli stipendi dei preti. E, come ricordo degli scontri dell’anno scorso, ci sono ancora i segni dei proiettili sulla garitta davanti all’ufficio del Parlamento europeo, dove Letta arriva a piedi dopo aver annullato la visita all’Acropoli in segno di lutto per l’incidente in Campania. «Non ho dubbi, sulla Grecia l’Europa ha compiuto in passato forti errori» dice il presidente del Consiglio italiano alla fine dell’incontro con il premier greco Antonis Samaras, che annuisce perdendo per un attimo il sorriso. «Sono stati scelti tempi e strumenti sbagliati, e questo ha fatto sì che la crisi si avvitasse. Non ci si può nascondere dietro alle formule tecniche, dietro ai numeri ci sono le persone». Secondo Letta e Samaras, il 2014 «deve essere per l’Europa l’anno della svolta». Dal rigore alla crescita: a parole sembra facile ma il passaggio è obbligato. L’anno prossimo si vota per il Parlamento di Bruxelles e secondo Letta, con l’aria che tira, «c’è il rischio di avere prima un forte astensionismo e poi il Parlamento più antieuropeo di sempre». Anche per questo Italia e Grecia lavorano all’ipotesi di un presidente della commissione scelto direttamente dagli elettori. Un modello possibile senza modificare i trattati comunitari, facendo in modo che ogni coalizione, in ogni Paese, scelga quale candidato appoggiare. Sulla riforma elettorale italiana, invece, il premier ricorda che «si tratta di una priorità» ma è il «Parlamento l’alveo naturale dove trovare rapidamente una soluzione». Mentre a settembre, visto l’ingorgo dei decreti legge e le polemiche degli ultimi giorni, si farà il punto «per migliorare ancora di più il rapporto fra governo e Parlamento». Da Atene Letta rilancia anche le privatizzazioni, un «piano ampio che presenteremo in autunno», anche se «è ancora presto per dire come sarà pure per evitare speculazioni». Si era parlato di un progetto da 100 miliardi di euro per abbattere il debito pubblico. Ma sul tavolo le ipotesi sono ancora tante: da un mini intervento sulle ex municipalizzate, alla cessione secca delle quote nelle società partecipate, sulla quale però ci sono molti dubbi visto che danno un dividendo allo Stato. Fino al conferimento delle stesse quote in un fondo che emetterebbe obbligazioni, eventualmente con alcuni immobili a fare da garanzia.

Lorenzo Salvia


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