Nucleare “sicuro”, Greenpeace beffa la Francia

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PARIGI — L’industria nucleare francese sarà anche «sicura», come ha ripetuto ancora ieri François Hollande, ma intanto preoccupa la facilità con cui si può penetrare nelle centrali. All’alba di ieri, un gruppo di attivisti di Greenpeace è riuscito ad entrare nella centrale di Tricastin, nel sud del paese, per poi issarsi fin sopra ai reattori 1 e 3, esponendo striscioni contro il governo. Gli slogan erano altrettante domande al capo di Stato socialista, raffigurato in foto: «Presidente della catastrofe?», «Pronto a pagare il prezzo?».
Il blitz degli ambientalisti non ha comportato minacce reali per Tricastin, uno degli impianti più vecchi del Paese insieme a quello di Fessenheim, che Hollande ha promesso di chiudere. Gli attivisti non sono infatti entrati nella sala comandi o in zone altamente sensibili, come ha sottolineato Edf, la principale azienda produttrice e distributrice di energia, beffata per l’ennesima volta. Greenpeace aveva già organizzato azioni clamorose in altri impianti gestiti da Edf l’anno scorso, durante la campagna elettorale per le presidenziali. Un militante era entrato nella centrale di Civaux, dove era rimasto nascosto e ignorato per ore, mentre un altro aveva sorvolato in parapendio quella di Bugey, lanciando addirittura lacrimogeni sopra a uno dei reattori.
Questa volta, il gruppo che ha organizzato la spettacolare operazione a Tricastin era più numeroso. La polizia ha fermato ventinove persone, molti stranieri, tra cui anche italiani e spagnoli. Sono tutti accusati di “violazione di proprietà privata”, un reato considerato «insufficiente » da parte del ministero dell’Interno, Manuel Valls, che ieri ha chiesto di studiare pene più severe per questi blitz ambientalisti. I precedenti processi per questo genere di blitz si sono sempre conclusi con un nulla di fatto.
Le polemiche però riguardano anche la scarsa sicurezza degli impianti. I militanti di Greenpeace ci hanno messo appena venti minuti per entrare e fare i loro comodi dentro a Tricastin. L’organizzazione ambientalista voleva dimostrare, e ci è riuscita, che le centrali nucleari francesi non sono abbastanza protette, e si trovano anzi alla mercé di qualsiasi malintenzionato. «Evidentemente non sono impianti sicuri», ha scritto un portavoce di Greenpeace sul profilo Twitter.
Hollande ha risposto a distanza, smentendo qualsiasi falla nella protezione delle centrali. «Ho fiducia nel livello di sicurezza del nostro nucleare», ha detto il presidente che, come gran parte della classe politica francese, non immagina un ripensamento dell’industria nucleare. Il leader socialista ha ricordato il ruolo dell’Asn, l’autorità per la sicurezza nucleare, «che organizza i controlli e la protezione». Hollande governa con una maggioranza in cui sono presenti anche i Verdi che hanno ottenuto, durante la campagna elettorale, l’impegno a una parziale “transizione” dal 75 al 50% della parte del nucleare nel totale della produzione di energia entro il 2025.
Un obiettivo lontano e considerato irrealistico da molti esperti. Anche la promessa di chiudere di Fessenheim, inizialmente fissata al 2016, sembra destinata a sfumare. Gli specialisti non prevedono che si farà prima della scadenza del quinquennio di Hollande. Se ne parlerà, forse, alle prossime elezioni.


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