L’Europa per una «risposta forte» Ma attende prima il rapporto Onu

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VILNIUS – L’Europa trova una posizione comune, che per ora supera le molte divisioni tra i Paesi membri sulla Siria. Di fatto frena l’orientamento del presidente Usa Barack Obama ad attaccare il regime siriano di Bashar Assad, accusato dalla Casa Bianca di aver usato armi chimiche per contrastare le truppe ribelli. I 28 ministri degli Esteri Ue, riuniti a Vilnius in Lituania insieme al segretario di Stato Usa John Kerry, hanno concordato di attendere i risultati dell’ispezione Onu sull’uso di gas nei pressi di Damasco, attesi per la fine della prossima settimana, prima di valutare un intervento militare.
L’Ue ha però condiviso la necessità di una «risposta forte» per impedire nuovi ricorsi alle armi chimiche, che il 21 agosto scorso in Siria hanno provocato centinaia di civili morti (tra cui molti bambini). Il responsabile Ue per la politica estera e di sicurezza, la britannica Catherine Ashton, ha chiarito che l’Europa considera crimini contro l’umanità quanto avvenuto vicino Damasco e che debba essere giudicato dal Tribunale internazionale dell’Aja.
Il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle ha annunciato che il consenso raggiunto dai Paesi Ue consente al suo governo di sottoscrivere il documento sulla necessità di una forte reazione internazionale in Siria, definito nel summit G20 a San Pietroburgo giovedì scorso. La Germania, pur rimanendo contraria all’attacco militare, si è così aggiunta agli 11 Stati firmatari (tra cui l’Italia). Decisiva – per il passo di Berlino e per la posizione comune dell’Ue – è apparsa la retromarcia del presidente francese Francois Hollande sull’urgenza dell’azione militare. Ashton ha espresso ufficialmente l’apprezzamento dei ministri sull’annuncio della Francia al G20 «di attendere il rapporto» degli ispettori Onu. Kerry a Vilnius ha ringraziato per la «dichiarazione forte» dei ministri Ue. Ma negli Stati Uniti Obama ha insistito sull’interventismo invitando gli americani a non chiudere gli occhi sulla Siria per non dare il segnale ad altri Paesi «che non vi sarebbero conseguenze» dopo l’uso di armi chimiche.
Il ministro degli Esteri Emma Bonino ha confermato la «linea univoca» sul rinvio a dopo l’ispezione Onu, sulla condanna dell’uso di armi chimiche e sul ricorso ai giudici dell’Aja. Ashton ha dichiarato che, al momento, le evidenze portano ad accusare il regime di Assad. Ha aggiunto che per l’Ue «solo una soluzione politica, in grado di portare a una Siria, unita, inclusiva e democratica, può porre fine al terribile bagno di sangue, alle gravi violazioni dei diritti umani e al rischio di distruzione della Siria». I 28 ministri hanno esortato a organizzare rapidamente una conferenza di pace Ginevra II. «La soluzione politica non credo sia stata archiviata o non sia possibile – ha detto Bonino, negando divergenze interne al governo italiano sulla Siria -. Difficile è stata sempre». Alcuni Paesi Ue avrebbero però accettato il rinvio al rapporto Onu perché i tempi sostanzialmente coincidono con quelli imposti dalla procedura del Congresso Usa sulla richiesta di Obama di approvare l’attacco contro Assad.
Ivo Caizzi


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