La mia scelta esistenziale e gli altri

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Ogni scelta umana presuppone autonomia. L’individuo, sceglie come singolo individuo, come una «identità». Se sceglie cercando il consiglio, l’approvazione o la disapprovazione degli altri, il rapporto tra autonomia ed eteronomia sarà sbilanciato, dato che «l’identità oggettiva», la considerazione degli altri, peserà più dell’impulso interno. L’equilibrio tra autonomia ed eteronomia si sposta invece verso l’autonomia ogni volta che l’attore si trova solo al bivio o, perlomeno, decide di scegliere come se fosse solo.
L’azione è normalmente attribuita a chi sceglie. L’attore può assumersene la responsabilità, o può anche evitarla. Coloro che evitano la responsabilità riscrivono la propria autobiografia, nel tentativo autodifensivo di cambiare la propria storia. Riscrivere, reinterpretare la propria autobiografia comporta la manipolazione della memoria. Per evitare la responsabilità la stessa situazione di scelta verrà modificata nel ricordo, molti lampi di memoria verranno spinti fino al livello inconscio, cioè dimenticati. Questo gioco può avere successo solo in parte. Ma anche se solo parzialmente riuscito, influenzerà le scelte future dell’individuo al suo prossimo crocevia. Le scelte che seguono sono influenzate principalmente dalla memoria cosciente, poiché ogni scelta essenziale è anche una sorta di ripetizione. Eppure, il ricordo più autentico, soppresso, non viene del tutto dimenticato. Può apparire in forma di ansia, di rimorso di coscienza e addirittura come trauma in ogni nuova situazione di scelta essenziale.
Una relativa autonomia è presente in tutte le nostre scelte con maggiore o minore intensità. Ma cosa pensare del noto detto di Lutero: «Qui sto. Non posso fare altrimenti»? E del celebre commento autoriflessivo di Nietzsche «Non ho mai avuto scelta»? Cosa dire dell’autonomia di non scegliere?
Ciascuno si trova di fronte a scelte, alcune essenziali altre inessenziali. Ci sono scelte banali, scelte superficiali come anche scelte che definiscono il carattere. Queste ultime sono essenziali, perché determinano la personalità, hanno effetti duraturi e non possono essere capovolte senza gravi conseguenze. Le scelte più essenziali possono determinare l’intera esistenza di una persona e per questo sono definite esistenziali. Una scelta esistenziale definisce il carattere di una persona una volta per tutte. Se qualcuno afferma (come Lutero o Nietzsche) di non avere alcuna scelta, di non fare più alcuna scelta, ribadisce che non può tornare indietro su una strada già scelta una volta per tutte.
Ma come può ciò che è caratterizzante, essenziale, che è scelta esistenziale, come lo è una scelta pienamente autonoma, essere immaginato o meglio descritto? Come posso immaginarlo o anche descriverlo senza ricadere in speculazioni metafisiche su due mondi differenti e non collegati, il mondo della ragione e quello della natura? Come posso presentare il caso di una scelta esistenziale? Di una scelta a seguito della quale non si ha più scelta?
La scelta esistenziale non è una scelta di questo o quello, dell’obiettivo di una vita, non è la scelta di un’idea, di una professione, neanche la scelta del bene. Scegliere questo piuttosto che quello non è una scelta totalmente autonoma, dal momento che chi sceglie è anche determinato dall’oggetto della sua scelta.
Scelta esistenziale significa scegliere se stessi. La scelta di se stessi è un salto e come tale non determinato. Dopo aver scelto noi stessi, cominciamo a diventare ciò che abbiamo scelto di essere. Noi non scegliamo l’arte, ma noi stessi come artisti e, sulla scia della nostra scelta, cominciamo a diventare artisti. Non scegliamo il bene, ma abbiamo scelto noi stessi come persone buone, e cominciamo a diventare ciò che abbiamo scelto di essere: buone persone. Avendo scelto noi stessi come questo o quell’altro, non ci rimane più scelta. Avendo scelto noi stessi, abbiamo scelto il nostro destino, che è la meta della nostra vita. Non possiamo fare a meno di raggiungere la nostra destinazione. Piena autonomia significa seguire il sé che abbiamo scelto come nostra destinazione, senza sottrarci. Un’altra, nuova, scelta essenziale sarebbe quella di abbandonare la strada del nostro destino auto-scelto. Una persona che abbandona il suo destino si trasforma in un fallimento esistenziale, un nessuno, un naufragio.
Pensando all’autonomia attraverso una scelta esistenziale, ci si deve chiedere se si tratti sempre di un’autonomia morale. C’è un aspetto etico in tutte le scelte esistenziali, ma non anche di tipo morale. A volte è difficile distinguere l’uno dall’altro. Lutero ha scelto se stesso come colui che ha riformato il Cristianesimo. Questo era il suo destino, non poteva agire diversamente. Nietzsche ha scelto se stesso come filosofo, questo era il suo destino, non poteva fare altrimenti. Solitamente, ciò che è etico nel senso descritto sopra non è morale, e talvolta contraddice la moralità. L’etica di tutte le scelte esistenziali richiede di far fronte alla scelta, senza mai tradirla, senza mentire, prima di tutto senza mentire a se stessi. Eppure, basta pensare al Don Giovanni nell’opera di Mozart. Le autorità morali del mondo gli chiedono di pentirsi e lui risponde di «no» per tre volte. Se si fosse pentito, sarebbe diventato un fallimento esistenziale. Egli rimane fedele all’immoralità.
La scelta esistenziale di sé diventa una scelta morale — e non soltanto etica — se ci si sceglie come persona buona e si comincia a diventare la persona buona che si è scelto di essere. Così facendo, il soggetto diventerà una persona che di fronte a ogni scelta concreta, preferirà subire il male che fare il male, senza tentennamenti, per forza di carattere, perché non avrà altra scelta. Sarà un essere morale completamente autonomo.
Ma esistono esseri completamente autonomi? Esistono persone buone. Tutti noi conosciamo buone persone. Pensando in termini filosofici, hanno scelto se stessi come persone buone e sono diventati ciò che hanno scelto di essere. Ma conosciamo persone che non crollano mai nelle proprie azioni? Chi è in grado di sapere immediatamente, in ogni situazione, quali atti sono giusti o ingiusti? Quasi nessuno, ma quali conseguenze possiamo trarne?
Qualunque sia la teoria che abbiamo in mente, dobbiamo ammettere che nessuno di noi è completamente autonomo, nessuno di noi può scegliere in piena autonomia. Kant direbbe che la piena autonomia è un’idea regolativa pratica. Nella vita di tutti i giorni si può solo cercare con tutte le proprie forze di evitare l’eteronomia. Come? Forse, per prima cosa, seguendo il consiglio di Kant: in caso di scelta o di qualsiasi tipo di azione, meglio decidere se la scelta è buona prima di decidere se è piacevole o utile. E, in secondo luogo, meglio evitare la cieca accettazione dell’opinione pubblica e delle ideologie. In terzo luogo, facendo del nostro meglio per non mentire a noi stessi. Infine, essendo consapevoli della relatività della nostra autonomia, della nostra fragilità di esseri accidentali.
(traduzione di Anastasia Frandino)


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