La spesa a chilometri zero piace agli italiani. In rete

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PRIMA c’era il passaparola, la vicina di casa o l’amica che consigliano cosa e da chi comprarlo, ora c’è la Rete. Viviamo nell’era del “fast”, ma di qualità. Sì, perché a crescere non è solo l’esigenza di velocità, di avere tutto e subito, è necessario che quel tutto sia buono, eco sostenibile e la vendita sia a chilometri zero. Si ritorna all’acquisto senza intermediari, senza passare dalle grandi reti di distribuzione. Solo che adesso non si fa in fattoria, basta uno smartphone. Un trend non più riservato agli “amanti del mangiar sano” né agli “ecologisti”, e sembra conquistare gli italiani in modo trasversale, soprattutto donne e con un’età inferiore ai cinquantaquattro anni, almeno secondo i sondaggi.
App e siti, il cibo a chilometri zero parte da qui Navigazione per la galleria fotografica 1 di 9 Immagine Precedente Immagine Successiva Slideshow

Rivela un’indagine di Coldiretti che nel 2011 frutta e verdura comprate dalle mani dei contadini sono aumentate del 53 per cento rispetto al 2010, mentre lo scorso anno il fatturato ha raggiunto i tre miliardi di euro e promette una crescita a due cifre entro fine 2013. Un territorio da conquistare metro per metro, dove è forte il divario tra domanda, sempre crescente, e offerta diretta online ancora lacunosa. Intanto a dettare legge in terra digitale ci hanno pensato applicazioni e piattaforme. Grazie alla geolocalizzazione. Il motto è: so dove sei, ti dirò dove comprerai.Il panorama si va piano piano affollando. Da cortilia.it, il “primo mercato agricolo online dove puoi acquistare prodotti artigianali dagli agricoltori locali”, recita lo slogan nell’homepage del sito, a “Prodotti a chilometri zero“, una piattaforma per acquisti in fattoria nata senza scopo di lucro dalla passione di due fratelli, Barbara e Fabio Pollini, rispettivamente web designer e ingegnere informatico; fino a sfiorare eccessi campanilistici, ad esempio il caso di “Check sud” che segnala esclusivamente prodotti alimentari meridionali.”Dall’ultimo censimento agricolo dell’Istat, datato 2010, risulta che solo lo 0,67 per cento delle aziende agricole pratica il commercio elettronico e l’1,69 possiede un sito web”, scrivono Nicola Galletto, Alessandro Vaccaro e Marco Grumolato, tutti under trenta, nel manifesto di “Qui cibo“, portale nato per promuovere la filiera corta. “Dall’altro lato, sono quindici milioni gli italiani che fanno ricerche sul web per confrontare prezzi e qualità dei cibi: è lì che noi ci inseriamo”. “Cercavo un mercato a chilometri zero per comprare frutta e verdura vicino casa”, spiega così Eva De Marco, 36 anni, la genesi de “L’orto in tasca“, nata ad aprile, è l’ultima in ordine d’arrivo nel panorama delle app green, ma già la più recensita. Promette di essere una vera campagna “pocket” e in poco tempo ha conquistato la fiducia di oltre mille aziende in tutta la Penisola che hanno approfittato della registrazione gratuita fino a dicembre per provare le funzioni messe a disposizione dall’applicazione disponibile sia per Apple sia per Android. Spiega: “Dopo per le imprese è previsto un abbonamento, mentre per gli utenti il servizio continuerà a essere gratuito. Basta scaricarlo per accedere al database, controllare le aziende vicine, i loro prodotti, i prezzi, l’orario d’apertura, anche recensirle”.

Più che una semplice moda. I motivi del successo sono chiari. “Gli agricoltori guadagnano di più, i consumatori possono trovare un elevatissimo rapporto tra qualità e prezzo, è garantito il made in Italy così come la genuinità e la freschezza dei prodotti”, commenta Raffaella Cantagalli di Campagna Amica, la rete di vendita diretta nata nel 2009, promossa da Coldiretti, che oggi può contare su oltre nove mila punti vendita in tutta Europa. Per non parlare dell’impatto ambientale, laddove questo sistema contribuisce alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Un messaggio che passa sempre più attraverso internet, su cui proprio la fondazione Campagna Amica è stata una delle prime a puntare. Prima con il sito, e il database che riunisce tutti i punti vendita aderenti all’iniziativa. Poi con le app: una nata nel 2011 e destinata solo alla regione Emilia Romagna, l’altra agli agriturismi. “Il prossimo obiettivo è un sistema nazionale grazie al quale ogni cittadino potrà sempre individuare quale dei nostri punti vendita è presente nei dintorni”.Ancora dubbiosi? Se il panorama italiano non fosse sufficiente, per convincervi della crescente importanza dell’acquisto consapevole, basta guardare oltre oceano. Si chiama “Buycott“, gioco di parole tra comprare e boicottare, è l’applicazione che sta facendo tremare le grandi multinazionali, e appena sbarcata su iTunes e Google play ha fatto boom di download: dieci al secondo. Una volta installata sul proprio smartphone, basta passarla sul codice a barre di qualsiasi prodotto che si trova al supermercato per sapere istantaneamente dove è stato prodotto, e come. Niente più scuse, quindi, scegliere si può.


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