I falchi si contendono Lombardia e Campania

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ROMA – Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna, ex ministre fra le più apprezzate da Berlusconi, sono salite venerdì mattina, giorno di Tutti i Santi, a Palazzo Grazioli e hanno posto un problema.
A Berlusconi hanno spiegato che potrebbero essere interessate ai posti di coordinatrici regionali del neonato partito di Forza Italia, in due regioni chiave come — rispettivamente — la Lombardia e la Campania. Scenario nuovo, perché in quei posti, oggi, non ci sono seguaci di Alfano da sostituire con «lealisti» più vicini al cuore di Berlusconi, ma ci sono appunto altri «lealisti» (anche se le cariche sono al momento tutte azzerate). Quindi, anche all’interno del gruppo più fedele al leader possono nascere competizioni dure, e anche la ri-nascita di Forza italia può non essere senza dolore.
In Lombardia l’attuale coordinatore è Mario Mantovani, che ricopre anche le cariche di vice presidente della giunta regionale, di assessore alla Sanità e perfino di sindaco di Arconate (seimila abitanti). Troppi ruoli istituzionali per fare politica con le mani sciolte, dicono quelli che vorrebbero la sua sostituzione. Lui ribatte: se Alfano può fare vice premier, ministro e segretario Pdl… Il candidato di cui si parla è Paolo Romani, da poco entrato a far parte a tutti gli effetti dei «lealisti». Sarebbe quindi con lui che la Gelmini dovrebbe misurarsi. Va tenuto conto che Romani già è stato coordinatore lombardo del partito dal 1998 e durante la legislatura di governo di Berlusconi. Era l’epoca dei coordinatori «forti», lui a Milano, Tajani a Roma, Martusciello a Napoli. Fu poi proprio Gelmini a prendere il suo posto in Lombardia.
In Campania, invece, da poco più di una settimana è stato firmato un patto proprio fra Nitto Palma, Carfagna e il presidente della giunta regionale, Stefano Caldoro, patto della «Corrente del Golfo», nome usato tante altre volte da queste parti. Non ci sarebbe quindi materia del contendere, anche se Carfagna, attuale coordinatrice provinciale Pdl a Salerno, ha fatto presente a Berlusconi come lei sia portatrice di voti, mentre Nitto Palma resti meno radicato sul territorio.
Berlusconi pare intenzionato a difendere Nitto, un po’ meno Mantovani. Tuttavia, la mossa di Gelmini e Carfagna appare un posizionamento, in vista dei nuovi equilibri tutti da stabilire. Lombardia e Campania sono due roccaforti storiche dell’elettorato berlusconiano, tuttavia le due giovani esponenti Pdl sono in grado oggi di aspirare anche a ruoli più alti. Gelmini potrebbe essere una delle coordinatrici nazionali, ammesso che Berlusconi voglia creare caselle come questa. Mara Carfagna potrebbe essere destinata ad occuparsi di organizzazione a livello nazionale. Nella scia di Fitto, assieme ad altri — pochi— personaggi (Romani, Prestigiacomo, Osvaldo Napoli, in misura minore gli ex An, Gasparri, Matteoli…). Gelmini e Carfagna sono i volti «spendibili» fra i fedelissimi del leader, mentre risulterebbe più difficile affidare ruoli di prima linea a coloro che furono chiamati «falchi»: Verdini, Capezzone, Santanché, che pure continueranno a contare nel nuovo partito. Anche lo stesso Romani preferirebbe un ruolo nazionale al ritorno in Lombardia. «In questa fase — ha detto ieri mattina Gelmini a un collega — non stiamo parlando di incarichi…».
Fra i «lealisti» c’è molto movimento perché c’è molta incertezza sulle intenzioni di Berlusconi. Timore hanno suscitato alcune nomine del tutto «esterne» a chi ha avuto peso in Forza Italia e nel Popolo della Libertà. In particolare, la nomina di Marcello Fiori, già braccio destro di Guido Bertolaso alla Protezione civile, che prenderà in mano i circoli creati da Marcello Dell’Utri, e che ha lavorato col centrosinistra di Rutelli e Gentiloni. Berlusconi avrebbe voluto finalmente tirar dentro lo stesso Bertolaso, da poco però rinviato a giudizio nell’inchiesta sugli appalti del G8 e di alcuni Grandi eventi. Con grande e preoccupata attenzione è seguita anche la crescita di Simone Furlan, giovane imprenditore veneto inventore dei 430 «reggimenti» dell’«esercito di Silvio», in predicato per svolgere un compito importante nell’organizzazione di Forza Italia. Si intravede un certo desiderio di Berlusconi di sorprendere e di sparigliare, anche davanti ai suoi «lealisti».
Andrea Garibaldi


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