Interruzione del tesseramento Pd, tanti no alla proposta di Cuperlo
ROMA — «Impraticabile», «inutile», «tardiva». La proposta di Gianni Cuperlo di «interrompere il tesseramento», pare destinata a cadere nel vuoto. Controlli a tappeto sì, e punizioni esemplari per chi — in giro per l’Italia — ha commesso irregolarità sulle iscrizioni al Pd. Ma fermare le adesioni ora, sostengono i rappresentanti delle diverse anime del partito, «non si può».
Non lo vogliono i renziani, che continuano a ripetere «che il voto che conta è quello alle primarie dell’8 dicembre». Dario Nardella insiste: «Se Cuperlo sa qualcosa, faccia i nomi». Ma contrari sono anche gli altri due sfidanti alla corsa, Pippo Civati e Gianni Pittella. E persino nel fronte bersaniano, che pure in gran parte sostiene Cuperlo, c’è molto scetticismo. Davide Zoggia, responsabile organizzativo, la mette sul piano regolamentare: «Il Pd — dice — deve essere più forte di una decina di casi isolati. L’appello dei candidati è utile, ma fermare tutto scatenerebbe più polemiche che vantaggi». Zoggia insiste: «In questo fine settimana si chiudono la stragrande maggioranza dei congressi provinciali, questa partita è stata avviata con un meccanismo che non può essere fermato in corsa». Sottolinea inoltre come «la decisione di tenere aperto il tesseramento fino all’ultimo è stata condivisa da tutti» e come «il percorso democratico, in generale, abbia vinto rispetto ai tentativi di inquinamento: capisco l’irritazione dei militanti, ma i “furbetti” non avranno vita lunga». La denuncia/provocazione di Cuperlo, alla fine, un effetto lo ha scatenato: l’accelerazione sulla strada delle verifiche e delle sanzioni dei casi «sospetti».
Se ne occuperanno prima la commissione per il congresso, martedì, poi quella di garanzia guidata da Luigi Berlinguer, che assicura: «Faremo la faccia dura, rigetteremo le situazioni con pacchetti di voti, saremo risoluti». Ma aggiunge: «Abbiamo alzato il livello di partecipazione, con tesseramento e primarie. E c’è anche uno sforzo per recuperare iscritti: nel 2012 erano 502 mila, a settembre eravamo ancora a 255 mila… In ogni caso fermare il tesseramento è una decisione politica, che potrebbe prendere solo la direzione nazionale».
Guglielmo Epifani, ufficialmente, non replica a Cuperlo (che lo aveva tirato in ballo anche sulla sua partecipazione alla Leopolda renziana). Ma i suoi fanno capire: «Parliamo di pochi casi, sugli oltre cento congressi locali. E questa fase, ormai, è finita. Chiudere il tesseramento darebbe un’idea del partito diversa da quella emersa finora». E sul fatto che Epifani non avrebbe replicato al finanziere Davide Serra, secondo il quale il problema dell’Italia sono i pensionati, i partiti e i sindacati? «La storia del segretario parla da sé… E poi ha già replicato a Serra».
Niente cambi in corsa al regolamento, quindi. Anche perché, in commissione congresso, non ci sarebbero neppure i numeri per avanzare una proposta alla direzione nazionale. Gli uomini vicini a Renzi non l’appoggerebbero (con un Roberto Morassut perplesso: «Ne parliamo, ma purtroppo non ci sono i tempi»), Zoggia neppure, il rappresentante di Pittella (Fabio Maccione) si opporrebbe. Il parlamentare europeo, candidato alla segreteria, è netto: «Idea demagogica, inattuabile. E poi, ormai, i buoi sono già scappati tutti…». Anche Civati critica Cuperlo: «È incredibile e molto ipocrita che a scandalizzarsi per il tesseramento gonfiato sia chi ha tra i propri sostenitori e candidati sul territorio i signori delle tessere. Troppo facile pronunciarsi adesso che i risultati sono in cassaforte, come nel caso dell’incandidabile Crisafulli eletto in Sicilia». Replicano dal comitato Cuperlo: «Se le cose non funzionano si possono e si devono cambiare». Col candidato bersaniano si schiera Giuseppe Fioroni che invita Renzi a non minimizzare: «Se con le tessere a pagamento nei congressi Pd succede questo, alle primarie a basso costo cosa accadrà? Un congresso pieno di brogli ci consegna un segretario appannato, con molte ombre e poche luci».
Ernesto Menicucci
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