Le armi chimiche di Assad in Italia “Scalo in un porto dell’Adriatico”

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ROMA — L’Italia ha messo a disposizione un porto del Sud per «effettuare il trasbordo delle armi chimiche siriane» che saranno «distrutte in acque internazionali ». Ma la nostra intelligence è preoccupata per il rischio che queste operazioni possano essere ostacolate da sit-in o comitati di protesta organizzati da cittadini allarmati per l’eventuale rischio che comportano le manovre di smaltimento delle 700 tonnellate di gas letali. Per questo, tutto si svolgerà nella più totale segretezza, in piena notte. Top secret anche il nome del porto nel quale il materiale chimico sarà trasbordato dalle navi norvegesi e danesi (che l’hanno caricato in Siria), a quelle Usa che provvederanno in una successiva fase alla distruzione dei prodotti letali in acque oceaniche tramite idrolisi. Il piano di smantellamento adottato su iniziativa di Washington e Mosca, che dovrà essere completato entro la metà del 2014, e che si svolgerà sotto l’egida dell’Organizzazione per la distruzione delle armi chimiche (Opac), è iniziato ieri. Le navi danesi e norvegesi — scortate da una flotta russo cinese — che dovranno portare fuori dalla Siria i materiali chimici più pericolosi dell’arsenale di Damasco hanno lasciato il porto di Latakia alla volta di quello cipriota di Limassol.
Dal 6 al 17 gennaio, fra l’epifania e Sant’Antonio, il convoglio navale scandinavo approderà in un porto italiano e s’incontrerà con un mezzo della marina americana attrezzato per la loro distruzione in mare, la Cape Ray, equipaggiato con un sistema di idrolisi portatile in grado di neutralizzare le sostanze chimiche più pericolose. Il nome dello scalo italiano è segreto, ma stando ad alcune qualificate indiscrezioni, dovrebbe trattarsi di un porto del sud adriatico, con una forte presenza della Marina militare che garantisca la sicurezza del trasbordo. Stando a queste informazioni, potrebbe trattarsi o del porto di Brindisi, o di quello di Taranto.
La scelta dello scalo, aveva anticipato a Bruxelles qualche giorno fa il ministro degli Esteri Emma Bonino, sarebbe stata effettuata in base alla sua capienza e alla sua vicinanza o meno
dai centri abitati. Non è escluso, tuttavia, che l’operazione top secret possa svolgersi nel porto siciliano di Augusta, oppure in quelli sardi di Santo Stefano, Oristano o Arbatax. La Cape Ray, una volta caricate le armi chimiche di distruzione di massa, salperà verso l’Oceano, probabilmente al largo della Spagna, dove scaricherà a grande profondità le enormi vasche di ceramica contenenti i gas. L’Italia è stata scelta dopo che sono state scartate la Grecia (i cui porti sono stati giudicati poco sicuri), e la Spagna, troppo lontana dalla Siria.
Resta alta, intanto, in Siria, la tensione internazionale dovuta alla guerra civile. È stato confermato il sequestro avvenuto giovedì di cinque sanitari di “Medici senza frontiere”. Secondo Rami Abdurrahman, direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, sarebbero stati rapiti dai miliziani dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante, legato ad al-Qaeda. Il rapimento è scattato nella notte dell’altro ieri, quando un gruppo di jihadisti è entrato in un ospedale nella provincia di Latakia, nel nord ovest della Siria, e ha prelevato tutti i medici presenti per trasferirli in una località sconosciuta. Altri medici sono invece stati sequestrati direttamente dalle loro case: tra questi ci sarebbero gli operatori di Msf.


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