Due raid israeliani in Siria, tra gli obiettivi Samir Kuntar

Due raid israeliani in Siria, tra gli obiettivi Samir Kuntar

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Golan. Il libanese druso, in prigione in Israele per 29 anni per l’attacco a Nahariya del 1979, sarebbe rimasto ucciso nel primo attacco compiuto nei pressi di Hader. Non ci sono conferme alla notizia data dall’opposizione siriana e dai siti israeliani. Netanyahu ieri ha rilanciato la colonizzazione ebraica in Cisgiordania per compensare i coloni di Bet El.

Sarebbe stato Samir Kun­tar l’obiettivo del primo dei due raid aerei com­piuti ieri in ter­ri­to­rio siriano dall’aviazione israe­liana. Que­ste le voci cir­co­late per tutto il giorno. Nel primo caso è stato preso di mira un auto­vei­colo con a bordo due uffi­ciali di Hez­bol­lah e tre mem­bri dei Comi­tati siriani di difesa nazio­nale, la mili­zia a soste­gno del pre­si­dente Bashar Assad. Tutti e cin­que sareb­bero rima­sti uccisi. Nel secondo il raid ha col­pito a Qusaya una base del Fronte popolare-comando gene­rale, una for­ma­zione pale­sti­nese alleata di Dama­sco, facendo sei feriti.

Non c’è alcuna con­ferma che Kun­tar fosse effet­ti­va­mente a bordo del vei­colo col­pito dal mis­sile sgan­ciato, pare, da un drone. La tele­vi­sione di Hez­bol­lah, al Manar, ha rife­rito solo dell’attacco e di tre vit­time. Da parte sua la tv di stato siriana ha ripor­tato sol­tanto il secondo raid con­tro la base del Fplp-comando gene­rale. Invece i media israe­liani hanno rife­rito con ampio risalto le voci della pos­si­bile ucci­sione di Kun­tar, un liba­nese druso che nel 1979, all’età di 16 anni, alla guida di un com­mando pene­trò in Israele via mare. L’azione si con­cluse con l’uccisione di quat­tro israe­liani e di due mem­bri del com­mando. Kun­tar fu preso pri­gio­niero e con­dan­nato all’ergastolo. Nel 2008, dopo 29 anni tra­scorsi in car­cere, è stato rila­sciato in cam­bio della resti­tu­zione dei corpi di Ehud Gold­was­ser e Eldad Regev, due mili­tari israe­liani cat­tu­rati nel 2006 dal movi­mento sciita Hezbollah.

Il primo attacco aereo israe­liano è avve­nuto non lon­tano dal vil­lag­gio druso di Hader, a breve distanza dalle Alture del Golan e con­trol­lato dalle forze gover­na­tive siriane. Di Hader si è par­lato molto a metà giu­gno quando è stato cir­con­dato dall’Isis e altri gruppi jiha­di­sti. Nella comu­nità drusa in Siria, Libano e anche sul Golan ancora oggi è dif­fusa una forte pre­oc­cu­pa­zione per la sorte degli abi­tanti del vil­lag­gio alla luce della forte avver­sione che l’Isis mostra verso gli sciiti e le altre mino­ranze isla­mi­che in Siria e Libano, ogni giorno vit­time di stragi, ese­cu­zioni som­ma­rie ed espul­sioni. Qual­che set­ti­mana fa un mili­ziano anti Assad, pro­ba­bil­mente di al Nusra (il ramo siriano di al Qaeda), è stato lin­ciato, men­tre in ambu­lanza veniva tra­sfe­rito in un ospe­dale israe­liano, da decine di drusi del Golan che pro­te­sta­vano per l’assistenza che Tel Aviv offre ai jiha­di­sti in Siria.

Israele negli ultimi tre anni ha più volte col­pito Hez­bol­lah e le forze gover­na­tive siriane, con la moti­va­zione di impe­dire che il movi­mento sciita liba­nese entri in pos­sesso di armi sofi­sti­cate. Lo scorso gen­naio sei alti uffi­ciali di Hez­bol­lah furono uccisi in un raid aereo e tra que­sti c’era anche Jihad Mugh­niyeh, figlio dell’ex coman­dante mili­tare dell’organizzazione, Imad Mugh­niyeh, assas­si­nato nel 2008 a Dama­sco. Tra le vit­time figu­rava anche un gene­rale ira­niano. I raid aerei israe­liani non hanno mai preso di mira le orga­niz­za­zioni jiha­di­ste che ope­rano a ridosso del Golan. L’attacco di ieri è avve­nuto men­tre l’Isis espande ulte­rior­mente la sua pre­senza nella Siria cen­trale e al con­fine con il Libano, quindi non lon­tano dal Golan. Mili­ziani locali e stra­nieri hanno attac­cato negli ultimi giorni posi­zioni di Hez­bol­lah in ter­ri­to­rio siriano, in par­ti­co­lare nel distretto di Qusayr.

In casa il governo Neta­nyahu ieri ha fatto in modo da pla­care le pro­te­ste del movi­mento dei coloni per la demo­li­zione, con­fer­mata dalla Corte Suprema ed ese­guita da bull­do­zer mili­tari, di due edi­fici costruiti abu­si­va­mente, anche per la legge israe­liana, dai coloni ebrei dell’insediamento di Bet El (Ramal­lah). Il primo mini­stro, che guida un governo di destra vicino al movi­mento dei coloni, ha appro­vato la costru­zione imme­diata di 300 case a Beit El dove cen­ti­naia di israe­liani, per due giorni, hanno mani­fe­stato e ten­tato di osta­co­lare le demo­li­zioni. Neta­nyahu inol­tre ha auto­riz­zato la ven­dita di 90 alloggi nella colo­nia di Pisgat Zeev e la pro­get­ta­zione di altri 400 appar­ta­menti in inse­dia­menti ebraici nella zona Est (pale­sti­nese) di Geru­sa­lemme. Prov­ve­di­menti che la por­ta­voce dell’Olp, Hanan Ash­rawi, ha descritto come un cri­mine di guerra ma che non sod­di­sfano i coloni che chie­dono la testa dei giu­dici della Corte Suprema. «Sono dei ciar­la­tani. La Corte Suprema va demo­lita con una ruspa D-9 Cater­pil­lar», ha invo­cato il depu­tato Moty Yogev, anch’egli un colono, mem­bro del par­tito Casa Ebraica.

Intanto ieri la poli­zia di Israele hanno annun­ciato di aver iden­ti­fi­cato cin­que mem­bri di una orga­niz­za­zione di estrema destra respon­sa­bile del recente atten­tato alla Chiesa della Mol­ti­pli­ca­zione dei pani e dei pesci a Tab­gha (Tibe­riade). Durante gli inter­ro­ga­tori è emerso che due degli arre­stati potreb­bero aver par­te­ci­pato anche a un incen­dio doloso nella Chiesa della Dor­mi­zione a Geru­sa­lemme, nel feb­braio scorso.



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