Finalmente la Strategia, addio carbone nel 2025

Finalmente la Strategia, addio carbone nel 2025

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Con ritardo di mesi il governo ha finalmente presentato la sua Strategia energetica nazionale (Sen).

CON IL SOLITO PROFLUVIO di slide ed effetti speciali e cifre roboanti – 175 miliardi di euro fino al 2030, è toccato direttamente al presidente del consiglio Paolo Gentiloni illustrarla assieme al ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti. Ma la parte del primattore l’ha fatta – come gli capita sempre più spesso – il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Che ha sostenuto come insieme al – sempre suo – piano Industria 4.0, la Sen è «uno dei due grandissimi assi di sviluppo della politica industriale dei prossimi anni».
Se l’obiettivo fin troppo ambizioso della Sen è «far diventare il sistema produttivo italiano più sostenibile sul piano ambientale e più competitivo», come ha illustrato Gentiloni, la vera svolta riguarda la scelta della decarbonizzazione totale, imprimendo un’accelerazione all’uscita completa dal carbone negli impianti termoelettrici nel 2025.
MA LA STRADA IMBOCCATA per raggiungerla non è priva di controindicazioni. Soprattutto visto la scelta di utilizzare al posto del carbone il gas, una fonte energetica che ha bisogno di grandi infrastrutture per poter essere sfruttata in Italia.
La Sen 2017 infatti prevede un piano di interventi infrastrutturali. L’elenco di queste infrastrutture «lo condivideremo con la conferenza unificata e lo recepiremo in un Dpcm (decreto presidenza del consiglio dei ministri, ndr) perché non ci possiamo permettere di cominciare a lavorare su un processo accelerato e avere regioni e comuni che bloccano i lavori», ha spiegato Calenda con un chiaro riferimento alla Puglia e alla vicenda Tap contrastata dalla popolazione e dal presidente Michele Emiliano.
La pensa allo stesso modo anche il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che preoccupato dal rischio che la burocrazia blocchi la Sen avverte: «Per evitarlo serve un processo decisionale semplice e snello» che rieccheggia lo SbloccaItalia di renziana memoria.
Non a caso, per garantire l’attuazione e un monitoraggio della Strategia energetica nazionale sarà costituita una cabina di regia, in cui saranno coinvolti i ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente, con la partecipazione anche di quelli dell’Economia, dei Trasporti e dei Beni culturali. Non mancherà una rappresentanza delle Regioni e un periodico aggiornamento degli enti locali.
L’ALTRO CAPITOLO IMPORTANTE della Sen riguarda la mobilità sostenibile. Per arrivare a centrare gli obiettivi della Sen 2017 «le macchine elettriche previste al 2030 sono quasi 5 milioni», ha annunciato Galletti. Proprio per lo sviluppo di questo progetto «pensiamo ci voglia un incentivo per svecchiare il parco circolante», ha aggiunto Calenda specificando però che si tratta di un tema delicato, visto che la fonte finanziaria individuata – ossia una componente della bolletta – «è un uso della bolletta forte che prendiamo in considerazione solo se c’è un’ampia condivisione politica sull’argomento».
L’IDEA DELLA ROTTAMAZIONE – invocata qualche mese fa da Fca che però sull’auto elettrica è molto in ritardo – è stata smentita. Il governo vuole muoversi in maniera diversa e in accordo col Parlamento che per ora però non ha ancora fornito risposte. La federazione nazionale delle imprese elettrotecniche ed elettroniche, Anie Confindustria, accoglie con favore l’adozione della Sen e si dice “pronta a lavorare affinche’ le linee di indirizzo diventino un piano operativo efficace e davvero utile al Paese”. Ieri, con una strana coincidenza, Enel ha presentato il suo progetto di rete di ricariche per auto elettriche.
A LIVELLO POLITICO le reazioni sono improntate ad un cauto ottimismo. Il M5s parla «di copia del suo programma» ma è molto critico sull’attuazione: «Uscire dal carbone, strategia di transizione, diversificazione delle fonti, più rinnovabili, meno consumi energetici: la Sen, la strategia energetica presentata dal governo, sembra proprio la copia del programma energia del MoVimento 5 Stelle – scrivono in una nota i parlamentari – . “Zero carbone” ma non si dice una parola sulle fossili: è necessaria la exit strategy per uscire dal petrolio. Visione che al governo dei lobbisti manca del tutto. Oltretutto non ci sarà tempo per i decreti attuativi e intanto nella stabilità non c’è niente», concludono i parlamentari grillini.
L’ABBANDONO DEL CARBONE nel 2025 è «una vittoria» per gli ambientalisti, che fanno però muro nel respingere l’adozione del gas naturale per la fase di transizione verso le rinnovabili e nel chiedere, invece, il passaggio diretto alle energie pulite. Insomma, la Strategia energetica nazionale, nel suo impianto, piace ma si chiedono obiettivi più ambiziosi e azioni concrete, operative e coraggiose, per non sprecare tempo e risorse nella lotta ai cambiamenti climatici.

FONTE: Nina Valoti, IL MANIFESTO



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