Stati Uniti. I suprematisti filo-Trump marciano a Portland, arresti e feriti

Stati Uniti. I suprematisti filo-Trump marciano a Portland, arresti e feriti

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NEW YORK. A Portland, in Oregon, in quella che è una delle roccheforti progressiste degli Stati uniti, si è svolta la più grande manifestazione di estrema destra dell’era Trump, prevedibilmente contrastata da una contromanifestazione antifascista, con un bilancio finale contenuto rispetto alle previsioni apocalittiche: 13 arresti e sei feriti lievi.

Lo slogan della manifestazione di destra era “Basta terrorismo interno”, ma il referente a cui alludevano non era il moltiplicarsi di attentati e mass shootingper mano dei suprematisti bianchi, bensì l’avanzare della sinistra radicale che si riconosce nel termine antifa, antifascista, e che cerca di contrastare il suddetto suprematismo.

A indire la manifestazione è stato il gruppo di estrema destra dei Proud Boys, organizzazione neofascista che ammette al suo interno solo uomini e promuove la violenza politica. La loro sede natale è negli Stati uniti ma sono presenti anche in Canada, Australia e Regno unito.

Il gruppo è un arraffazzonato miscuglio di contraddizioni e violenza, con tattiche che rivelano un progetto sia antisemita che anti-palestinese, un mix di pensiero ultraliberista e ultraconservatore; sulla loro pagina Facebook si leggono dichiarazioni di questo tipo: “Siamo orgogliosi sciovinisti occidentali, non siamo dispiaciuti di creare il mondo moderno, siamo per il potere agli imprenditori, veneriamo le casalinghe, siamo per il 1° emendamento, vogliamo che tutti possano dire cosa vogliono, non importa quanto sia folle”.

I Proud Boys sostengono di promuovere la supremazia dell’Occidente, dicono di non essere alt-right, anche se spiegano di essere a favore delle armi, di Trump, della polizia, contro l’Islam e antifemministi.

Il nemico, per tutte le sfumature di estrema destra che sono arrivate a Portland, sono gli antifascisti che i suprematisti vorrebbero vedere fuorilegge e per i quali, evidentemente, il primo emendamento non si applica, in un periodo storico in cui l’idea che gli antifa debbano essere trattati come terroristi è stata espressa anche dal senatore del Texas Ted Cruz e non è disprezzata nemmeno dallo stesso Trump.

Non si conoscono le appartenenze politiche degli arrestati e dei feriti di Portland, ma durante le manifestazioni e gli scontri la polizia ha trovato e requisito spray urticanti, armi artigianali, coltelli.

Poche ore prima di manifestare il leader dei Proud Boys, Joe Biggs, per sottolineare lo spirito con cui si apprestava a sfilare in corteo, ha postato su i suoi account social una foto in cui brandiva una mazza da baseball con la faccia di Trump, e un video dove indossava una maglietta con lo slogan “Training to Throw Communists Out of Helicopters” (Addestramento per buttare i comunisti fuori dagli elicotteri), in omaggio ai metodi del regime di Pinochet per l’esecuzione dei dissidenti.

Domenica, giorno successivo alla manifestazione, Biggs ha dichiarato che il gruppo farà una marcia al mese a Portland, fino a quando gli antifa non saranno dichiarati terroristi.

Nelle stesse ore in cui si svolgeva la manifestazione di destra, sono stati sventati tre potenziali mass shooting in tre Stati diversi, Connecticut, Florida e Ohio, tutti pianificati da maschi bianchi sotto i 30 anni e di area nazionalista.

* Fonte: Marina Catucci, IL MANIFESTO



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