Caso Open Arms, Renzi soccorre Salvini e sgambetta Conte

Caso Open Arms, Renzi soccorre Salvini e sgambetta Conte

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Che l’ex 5 Stelle Michele Giarrusso avrebbe potuto dare una mano a Matteo Salvini era nell’aria. Così come la possibilità che un aiuto all’ex ministro dell’Interno potesse arrivare anche dai pentastellati, nonostante il richiamo all’unità fatto lunedì sera dal ministro per i rapporti con il parlamento Federico D’Incà. E infatti ieri la senatrice Alessandra Riccardi ha votato no all’autorizzazione a procedere per il leghista diversamente da quanto fatto dal suo gruppo.

La vera sorpresa, semmai, è arrivata da Italia Viva. Giunti al dunque, al momento in cui la Giunta per le immunità di Palazzo Madama doveva decidere se autorizzare o meno il processo a Salvini per aver lasciato 19 giorni 164 migranti a bordo della nave Open Arms, i tre senatori renziani hanno preferito astenersi lasciando da soli Pd, Leu e 5 Stelle. Risultato: 13 voti a favore della relazione presentata dal presidente Maurizio Gasparri nella quale si chiedeva di negare l’autorizzazione, e appena 7 contrari. Numeri che fanno scattare l’allarme a Palazzo Chigi, tanto che il premier Conte avrebbe chiesto spiegazioni ai vertici di Italia Viva del perché di una simile scelta. Ma numeri più che sufficienti anche per innescare l’ennesima fibrillazione nella maggioranza. «Così non si può andare avanti», sbotta infatti il senatore di LeU Francesco Laforgia accusando il partito di Renzi di volersi lasciare una porta aperta con la Lega. Preferisce invece fare ricorso all’ironia e a Nanni Moretti l’ex 5 Stelle Gregorio De Falco: «L’astensione di oggi fa pensare alla famosa battuta del regista: mi si nota di più se vengo o se non vengo, che trasposta alla situazione attuale evoca interessi ulteriori rispetto al caso Salvini».

Almeno per ora, comunque, Salvini può esultare. Per ora, perché la parola definitiva sulla vicenda della ong spagnola dovrà dirla l’aula del Senato entro un mese e allora bisognerà vedere come andranno le cose. Ma intanto il leghista – che vanta anche un messaggio di congratulazioni ricevuto dall’ungherese Viktor Orbán – può cantare vittoria: «La giunta ha stabilito che ho fatto il mio dovere da ministro stabilendo che tutto il governo era d’accordo – dice -. Io non ho cambiato idea rispetto all’anno scorso, altri sì».

Giarrusso, che ha anche votato la sfiducia al ministro della Giustizia Bonafede, smentisce le voci di un suo passaggio al Carroccio: «Sono tentato da tante cose, la Lega mi manca», assicura. Poi spiega il perché del voto in Giunta: «Ho espresso la mia posizione, che è la stessa di quando ero capogruppo all’epoca del caso Diciotti, decisione ratificata dagli iscritti su Rousseau». Alla nave della Guardia costiera italiana fa riferimento anche la pentastellata Riccardi: «Come nel caso della Diciotti – afferma la senatrice – la linea politica del governo sui flussi non era venuta meno». La necessità di maggiori approfondimenti avrebbe dettato invece la decisione dei senatori renziani di astenersi, che non mancano prò i sottolineare la «non esclusiva» responsabilità di Salvini nella vicenda. Parole che, nonostante le rassicurazioni fatte in serata da Maria Elena Boschi, appaiono come un messaggio diretto al premier.

Con Italia Viva lo strappo comunque è consumato e inevitabilmente l’irritazione per l’esito del voto finisce con l’intrecciarsi con i sospetti di Pd e M5S circa un presunto «scambio» con l’elezione in Regione Lombardia di una renziana a presidente della Commissione di inchiesta sulla gestione dell’emergenza coronavirus. «Questa – dice il capo politico dei 5 Stelle Vito Crimi – non è una commissione d’inchiesta: è un paravento, un tappeto sotto il quale cercheranno di nascondere gli errori e l’incapacità di gestione del duo Fontana-Gallera».

A farsi sentire c’è anche LeU. La scelta dell’astensione «è un fatto molto grave» avverte la capogruppo del Misto Loredana De Petris, per la quale Iv «si sta assumendo una responsabilità molto pesante». «Chi ha responsabilità politiche deve sempre rispondere delle proprie azioni, senza scappare dei processi», sostiene invece il deputato Erasmo Palazzotto che invita Salvini a presentarsi davanti ai giudici.

Preoccupazione per l’esito del voto in Giunta è stata espressa infine anche da Open Arms. «Esistono diritti inalienabili che non possono essere messi in discussione» afferma la ong spagnola, per la quale il voto di ieri «segna una battuta d’arresto verso l’accertamento della verità e verso l’affermazione di un principio inderogabile, quello che stabilisce l’inviolabilità della vita e della dignità delle persone».

* Fonte: Carlo Lania, il manifesto

 

ph by Free Word and Friends World / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)



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