Debito ecologico. Le risorse sono finite: consumiamo come due pianeti
L’Earth Overshoot Day segna il più grande sfruttamento ecologico dall’inizio degli anni ’70
Ieri è arrivato, puntuale, l’Earth Overshoot Day: il 28 luglio – secondo i calcoli del Global Footprint Network – è stato il giorno in cui sono finite le risorse naturali per il 2022, segnando il più grande deficit ecologico da quando il mondo è entrato nello sovrasfruttamento delle risorse, all’inizio degli anni Settanta: l’umanità ad oggi utilizza l’equivalente di quasi due pianeti, «1,75 Terre». Quest’anno, ben 156 giorni separano il Giorno del sovrasfruttamento della Terra dalla fine dell’anno.
L’Italia, poi, è tra i Paesi in cui l’overshoot day arriva ancora prima della data globale: quest’anno è stato il 15 maggio. Non devono quindi stupirci le ondate di calore anomale, gli incendi, la siccità e le inondazioni sempre più frequenti, perché sono tutti «sintomi» di questo sovrasfruttamento che ha portato ad un declino della biodiversità, a un eccesso di gas serra nell’atmosfera e a una maggiore competizione per l’energia e le risorse alimentari, secondo l’organizzazione. Le conseguenze – secondo Global Footprint Network – sono già visibili: più di 3 miliardi di persone vivono in Paesi che producono meno cibo di quanto ne consumano e generano meno reddito della media mondiale e hanno quindi una capacità alimentare inadeguata ed un enorme svantaggio nell’accesso al cibo sui mercati globali.
Allargando il discorso a tutte le risorse, il numero di persone esposte alla doppia sfida – economica ed ambientale – sale a 5,8 miliardi di persone. «La sicurezza delle risorse naturali sta diventando un parametro essenziale della forza economica. Non c’è alcun vantaggio nel temporeggiare. Piuttosto, è nell’interesse di ogni città, azienda o Nazione proteggere la propria capacità di operare in un futuro inevitabile di maggiori cambiamenti climatici e scarsità delle risorse» ha spiegato il fondatore del Global Footprint Network, Mathis Wackernagel. È tempo di invertire la tendenza al sovrasfruttamento: «Farlo porterà vantaggi economici a coloro che guideranno il cambiamento».
Alcuni esempi: dimezzare gli sprechi alimentari a livello globale farebbe spostare la data dell’Earth Overshoot Day di 13 giorni, migliorare le infrastrutture ciclabili urbane in tutto il mondo, in linea con gli standard che attualmente troviamo nei Paesi Bassi, ha il potenziale di far spostare la data dell’Earth Overshoot Day di 9 giorni, produrre energia con eolico on-shore a costi competitivi, come avviene in Danimarca e Germania, ha il potenziale di far spostare la data dell’Earth Overshoot Day di almeno 10 giorni.
Quest’anno la giornata è stata celebrata in Ecuador, dal ministro dell’Ambiente, dell’Acqua e della Transizione Ecologica, Gustavo Manrique: «L’Earth Overshoot Day dimostra che l’attuale modello economico, basato su produzione e consumo, non è compatibile con l’intenzione di continuare ad abitare questo Pianeta. Per proteggere meglio le risorse naturali del nostro Pianeta e gestire la nostra domanda su di esse, è necessario intraprendere azioni concrete e congiunte volte ad un nuovo modello di sviluppo basato sulla sostenibilità e sulla rigenerazione. Dall’Ecuador chiediamo al mondo di impegnarsi per questa causa» ha detto Manrique.
Un elemento chiave è l’azione che dovrà esercitarsi a livello urbano: «Le città rappresentano la chiave per la trasformazione. Quito per la conservazione delle aree protette, Santiago del Cile per il numero di autobus elettrici o Bogotà per le piste ciclabili dimostrano come i governi locali diano alle loro città maggiori possibilità di avere un futuro solido» afferma Sebastian Navarro, segretario generale di CC35, la Coalizione delle Città capitali delle Americhe per la lotta al cambiamento climatico. Un cambiamento di rotta è necessario: ritardando l’Earth Overshoot Day di 6 giorni ogni anno, l’umanità riuscirà a rientrare al di sotto dei limiti di un pianeta prima del 2050. Per seguire il percorso ideale, quello definito dello scenario IPCC 1,5°C, dovremmo invece spostare la data di 10 giorni all’anno. Una sfida che l’umanità deve raccogliere, ora. Perché il perdurare da 50 anni di questa situazione di sovrasfruttamento delle risorse naturali significa che i deficit annuali si sono accumulati in un debito ecologico pari a 19 anni di rigenerazione del Pianeta.
* Fonte/autore: Luca Martinelli, il manifesto
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