La beffa a La Russa di Ultima Generazione: fango davanti al Senato

La beffa a La Russa di Ultima Generazione: fango davanti al Senato

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L’esponente FdI aveva detto: andate a spalare nelle zone dell’alluvione. Le attiviste si spogliano e si versano la melma addosso. «È quella dell’Emilia-Romagna»

 

Ultima Generazione torna sul luogo di una delle azioni più spettacolari realizzate in Italia: il Senato della Repubblica. A gennaio scorso lo aveva colorato con della vernice arancione lavabile, ieri ha utilizzato un altro strumento: il fango. La protesta è una risposta al presidente Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia) che venerdì scorso ha puntato il dito contro gli ecoattivisti: «vadano a spalare in Emilia-Romagna per aiutare a eliminare i danni dell’alluvione e sarà mia cura provare a convincere Palazzo Madama a ritirare la costituzione di parte civile».

Dichiarazioni che gli attivisti hanno ritenuto «inopportune e partenaliste», con l’unico scopo di «spostare l’attenzione dalle istituzioni in occasione di un evento tragico» e «colpevolizzare chi chiede politiche serie per impedire che queste tragedie avvengano ancora». Così Ug ha sfidato La Russa e ha beffardamente portato il fango sotto la sede istituzionale.

Due ragazze si sono tolte la maglietta e se lo sono versato addosso, sul corpo nudo. Intanto altri attivisti lo rovesciavano davanti all’ingresso. Vigili e carabinieri sono invece riusciti a intercettare e bloccare quattro ragazzi che muniti di estintore si stavano dirigendo verso la facciata del palazzo per bagnarla, presumibilmente d’acqua. In totale all’azione hanno preso parte undici persone. Due sono state denunciate per imbrattamento e hanno ricevuto il foglio di via.

«Cosa sono imbrattamenti e blocchi stradali in confronto al disastro umano che affronteremo? Quale livello di violenza saremo disposti ad accettare quando le alluvioni e la siccità devasteranno campi e raccolti, quando il cibo costerà troppo?», attaccano gli attivisti. La loro campagna chiede una cosa sola e semplice: stop ai sussidi pubblici a tutti i combustibili fossili. Puntano il dito contro il governo che ignora la crisi climatica.

Non solo la ignora. Spesso la nega oppure ne dà addirittura la colpa agli stessi ambientalisti. «Quelli che dicono sempre NO a tutto, quelli del NO ad ogni opera umana per mettere in sicurezza fiumi, laghi, boschi, campagne e città, sono un danno per l’ambiente e per l’Italia – ha scritto ieri su Twitter Matteo Salvini commentando il blitz – Vandali, patetici, e con molto tempo libero. L’Emilia-Romagna li aspetta, a spalare».

La scorsa settimana era stato il senatore di FdI Lucio Malan a contestare il legame tra il cambiamento climatico e il recente alluvione. «Sono fenomeni già visti», aveva commentato. Qualche giorno prima il ministro per la Protezione civile e le politiche del mare Nello Musumeci aveva dichiarato che «l’integralismo ambientalista è nocivo per la tutela dell’ambiente».

Ma del «bla, bla, bla» dei politici, come disse Greta Thunberg un paio d’anni fa, agli attivisti di Ug sembra importare poco. Il ramo italiano dell’organizzazione ha ormai superato le 100 azioni di disobbedienza civile non violenta da dicembre 2021. Otto soltanto nell’ultimo mese. E continua ad andare avanti nonostante diversi processi aperti a carico degli attivisti.

Quello con le accuse più gravi è a Padova e contempla persino l’associazione a delinquere. Uno è addirittura in territorio estero: oggi alle 16 si terrà in Vaticano la prima udienza contro Guido ed Ester, accusati di essersi incollati alla base della statua di Laocoonte all’interno dei musei Vaticani il 18 agosto 2022. In una precedente convocazione i due hanno scelto di non presentarsi. Nella città del Papa gli avvocati hanno tariffari troppo alti e non sono in grado di pagarli.

Proprio a Francesco, che sulla questione climatica ha sempre dimostrato grande sensibilità, fa appello Ug chiedendo una revisione delle misure punitive. Alle 15 è convocato un presidio di solidarietà a largo Giovanni XXIII.

* Fonte/autore: Giansandro Merli, il manifesto



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