Tanti gli elogi ieri per Shimoni. Stando alle parole del fratello riportate dal portale Walla, l’ufficiale del Mossad, tra una missione e l’altra – segnate, chissà, anche da eliminazioni di «nemici» – amava leggere. «Era un topo di biblioteca e leggeva tutto il tempo», ha detto. Per un capo divisione del Mossad, Shimoni era «un uomo che tutti amavano e apprezzavano, che stupiva per la sua gentilezza e modestia». Fin qui quel poco che dicono di lui i media israeliani citando i suoi colleghi e parenti.

Oltre le frasi scontate di queste occasioni, si cerca di mettere assieme le tessere di un mosaico confuso per ricostruire non tanto le cause della sciagura che ha coinvolto l’imbarcazione – con un carico di persone superiore a quello consentito – quanto piuttosto per comprendere i motivi della riunione di 19 tra agenti del Mossad, ex e in servizio, e dell’intelligence italiana. La storiella della festa di compleanno non se la beve nessuno. Il fatto che Israele abbia inviato immediatamente il Bombardier executive, l’aereo delle missioni più segrete del Mossad, per riportare a Tel Aviv i superstiti al naufragio, rivela l’importanza delle persone e della loro missione in Italia. D’altronde lo stesso Shimoni, a 50 anni di età non poteva essere il pensionato di cui si è letto. Il quotidiano Haaretz ha scritto che «non è un segreto che pensionati esperti e qualificati dell’establishment della sicurezza, incluso il Mossad, vengano periodicamente richiamati per una sorta di servizio di riserva in base a contratti speciali». In poche parole, Shimoni sarà stato pure un pensionato ma era ancora dentro il Mossad. Per questo l’ipotesi avanzata da più parti di un incontro ad alto livello tra spie italiane e israeliane, seguito da qualche ora di svago in barca finite in tragedia, è la più concreta, suffragata dal fatto che lo skipper Carminati è conosciuto per i suoi contatti con l’ambiente dei servizi segreti.

Se c’è una cosa sicura in tutta questa vicenda, è l’alleanza che l’Italia ha stretto negli ultimi 20 anni in campo militare e di intelligence con Israele, paese non europeo che è associato e non membro della Nato. Non si può dimenticare il memorandum d’intesa italo-israeliano ratificato nel 2005 da Camera e Senato che ha istituzionalizzato la cooperazione tra i ministeri della difesa, le forze armate e di intelligence dei due paesi. Lo scorso anno, il generale Amir Eshel, direttore del ministero della difesa israeliano, in visita a Roma, ha manifestato soddisfazione per «l’alleanza strategica tra i due Paesi» e la posizione mantenuta dall’Italia a fianco di Israele nei contesti internazionali.

* Fonte/autore: Michele Giorgio, il manifesto