Stragi sul lavoro, anche ieri tre nuove vittime

Stragi sul lavoro, anche ieri tre nuove vittime

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Rispettata la terribile media di tre incidenti mortali al giorno. E solo per un caso, nel crollo del solaio di un edificio in costruzione in un cantiere a Rivoli nel torinese, non ci sono state vittime ma “solo” quattro feriti

 

Anche ieri la terribile media di tre omicidi bianchi al giorno è stata rispettata. E solo per un caso, nel crollo del solaio di un edificio in costruzione in un cantiere a Rivoli nel torinese, non ci sono state vittime ma “solo” quattro feriti.
La prima croce bianca porta il nome di Gianfranco Corso, morto agli Spedali civili di Brescia dopo una settimana di agonia. Il 50enne operaio di una ditta di spurghi di Carpenedolo lo scorso 30 agosto era rimasto intrappolato a nove metri di profondità in un pozzo al santuario Madonna di San Polo a Lonato del Garda. Corso era sceso nel pozzo, calandosi attraverso una botola, per aiutare un collega che si era sentito male a causa della presenza di gas, ma aveva accusato a sua volta un malore per aver respirato fumi tossici, in particolare emissioni di acido solfidrico.
È morto anche l’operaio di 54 anni rimasto gravemente ferito lunedì in un incidente sul lavoro a Corchiano, in provincia di Viterbo. L’uomo, originario della Campania, era rimasto gravemente ferito a causa del distacco di un pezzo di parete esterna di una palazzina in ristrutturazione, in una quartiere di edilizia residenziale pubblica. Nonostante gli immediati soccorsi, con una eliambulanza atterrata nel borgo del viterbese per il trasporto d’urgenza al Gemelli di Roma, l’operaio edile non ce l’ha fatta ed è spirato ieri mattina.
La terza vittima del giorno è Andrea Monti, 53 anni, precipitato dal lucernario di un’azienda di Ancona della quale era titolare. L’imprenditore era salito sul tetto del fabbricato dove ha sede la sua Quattro Separator, ditta che sviluppa e produce separatori centrifughi, decanter ad alte prestazioni e impianti per la separazione solido-liquido. Monti stava facendo un sopralluogo quando è caduto da circa dieci metri di altezza ed è morto all’istante, ogni tentativo di rianimarlo è risultato vano.
Infine il caso del crollo nel cantiere del torinese, con quattro operai edili travolti e ricoverati in ospedale. “Solo per una pura casualità non ci troviamo a piangere ancora vittime sul lavoro”, ha osservato Mario De Lellis, segretario generale Filca-Cisl Torino. Mentre la Camera del Lavoro è sempre più preoccupata: “Sono passati solo pochi giorni dalla strage di Brandizzo e la scia di incidenti non accenna a fermarsi: ieri a Trofarello in un’azienda della logistica e oggi appunto nel cantiere di Rivoli, dove un gruppo di edili sono stati travolti e feriti da un crollo. Siamo di fronte ad una tragedia senza fine: il problema non sono le norme di sicurezza, ma il loro rispetto”.
“La `frenesia del profitto´ è la causa principale degli infortuni e delle morti sul lavoro – ha ribadito la Cgil in audizione alle commissioni riunite trasporti e lavoro dopo la strage operaia di Brandizzo – la regola dominante nel lavoro non è più la qualità, il merito, la sicurezza, ma il massimo profitto o il massimo risparmio, secondo i punti di vista. Imporre ritmi frenetici e risparmiare sul costo del lavoro e sui dispositivi di sicurezza è una realtà spesso taciuta”.

* Fonte/autore: Riccardo Chiari, il manifesto



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