Condanne sono arrivate da più parti. Il leader del Partito di Unità Nazionale Benny Gantz, membro del gabinetto di guerra presieduto da Benyamin Netanyahu, ha riaffermato la determinazione del governo di continuare l’offensiva contro Hamas. La reazione più rilevante è giunta dal ministro della Sicurezza e leader dell’estrema destra Itamar Ben-Gvir che da giorni contesta il gabinetto di guerra per aver scelto la tregua temporanea e interrotto l’attacco contro Gaza. A suo dire «L’accaduto dimostra ancora una volta che dovremmo parlare con Hamas solo attraverso il mirino delle armi, solo attraverso la guerra. La mia posizione riguardo al cessate il fuoco è nota: non dobbiamo permettere ad Hamas di parlarci con due voci». Quindi ha esaltato la decisione di dare con più facilità armi ai civili: «Ovunque ci siano armi, cittadini, poliziotti e soldati salvano vite umane». Nel pomeriggio Netanyahu ha confermato che saranno date armi ai cittadini che ne faranno richiesta.

Hamas con l’attacco di ieri con ogni probabilità ha voluto rendere chiaro a Israele di essere in grado di colpire ovunque, anche a Gerusalemme, nonostante la rioccupazione israeliana di metà della Striscia. L’uccisione dei tre israeliani potrebbe però aver accelerato la fine della tregua a Gaza e dello scambio ostaggi israeliani/prigionieri palestinesi. L’Egitto sostiene che una ulteriore estensione del cessate il fuoco è possibile, due forse tre giorni. E, secondo la tv israeliana Canale 12, l’intelligence israeliana si sarebbe espressa a favore del prolungamento della tregua per consentire il rilascio di altri ostaggi.

Fino a ieri sera però non c’erano notizie di un allungamento del cessate il fuoco. Anzi, l’ennesimo viaggio di Medio oriente del Segretario di stato Usa Blinken ha confermato il sostegno di Washington all’offensiva militare israeliana. E per essere ancora più netto, il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby, ha affermato con estrema chiarezza che gli Usa continuano a riconoscere il diritto di Israele di «distruggere Hamas». Allo stesso tempo, ha spiegato Barak Ravid, analista di punta di Axios, l’Amministrazione Biden ha detto a Netanyahu che l’avanzata israeliana nel sud di Gaza non potrà essere distruttiva come lo è stata nel nord. La Casa Bianca invita a risparmiare le vite dei palestinesi e poi invia bombe, missili e proiettili di artiglieria per colpire Gaza. E propone, scriveva ieri il Wall Street Journal, una soluzione per Gaza «dopo Hamas» simile al 1982. 41 anni fa Israele invase il Libano fino a Beirut e si ritirò (solo in parte) quando Yasser Arafat e l’Olp lasciarono la capitale libanese per andare in esilio a Tunisi. Hamas, dice Washington, dovrebbe fare lo stesso, lasciare Gaza per evitare la sua totale distruzione.

* Fonte/autore: Michele Giorgio, il manifesto