Il governo reprime, giuristi e ambientalisti protestano insieme

Il governo reprime, giuristi e ambientalisti protestano insieme

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Il movimento ambientalista si confronta pubblicamente con giuristi, costituzionalisti e avvocati sotto il comune di Torino

 

Svegliarsi la mattina di natale con una chiamata dei carabinieri di Pinerolo in cui si notifica l’accusa di manifestazione non preavvisata e non ottemperanza con l’ordine dell’autorità dopo essersi seduti a terra vestiti da Pinocchio di fronte al Ministero dei Trasporti due mesi prima a Roma.

È successo a 5 attivisti del movimento ambientalista di Extinction Rebellion e si aggiunge alle oltre cento misure notificate nelle ultime settimane agli attivisti. Un vulcano in esplosione che ha portato il movimento a confrontarsi pubblicamente con giuristi, costituzionalisti e avvocati sotto il comune di Torino. Alle spalle degli esperti seduti su delle panche di legno, tre camionette e oltre 25 persone di vigilanza tra digos e forze di polizia.

«Ormai in tutta Italia ogni volta che viene condotta un’azione di sensibilizzazione su questi temi la polizia non solo interviene immediatamente per impedirla, ma identifica e denuncia tutti i presenti, anche con ipotesi di reato fantasiose ed infondate, tanto che a volte è la stessa magistratura inquirente a riconoscere l’infondatezza delle denunce» afferma l’avvocato Vitale.

Manifestare per il clima ormai in Italia equivale al rischio di incorrere in misure di prevenzione spesso appartenenti al Codice antimafia, come i fogli di via, situati secondo la giurista Alessandra Algostino nell’orizzonte del sospetto ma che impediscono a molti di entrare nelle stesse città dove studiano, lavorano e hanno costruito la propria rete sociale. Per l’azione di Torino contro l’industria bellica durante l’Aerospace and Defence Meeting due persone hanno ricevuto un avviso orale: secondo alcuni potrebbe preludere il rischio di sorveglianza speciale, una misura volta a identificare dei “soggetti pericolosi”.

Algostino ricorda che le misure «non devono trovare da parte delle istituzioni delle applicazioni della legge che producano un timore ragionevole per altri cittadini che vorrebbero partecipare perché l’utilizzo di queste misure oltre ad avere un intento repressivo fungono da deterrente».

Algostino ribadisce infatti che il diritto alla manifestazione è uno dei motori che tiene viva la sovranità popolare e quindi la democrazia, ostacolarla senza presupposti di reale pericolo significa eliminare il conflitto e il pluralismo. In sostanza, secondo i giuristi è opportuno riflettere se una manifestazione, di per sé un atto volto a scomodare e previsto dalla Costituzione, per essere tale deve essere sempre autorizzata, e se addirittura usare la legge per silenziarla non porti «a modellare la società stessa».

* Fonte/autore: Federica Rossi, il manifesto



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