I rifiuti anche fuori dall’Italia Firmati gli accordi «top secret»

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Tre accordi top secret firmati ieri dal comune di Napoli per portare i rifiuti fuori regione e uscire definitivamente dalla crisi. Le mete restano segrete perché si temono inserimenti nelle trattative di cartelli o broker, capaci di far salire i costi dell’operazione. Si tratterebbe comunque di due paesi stranieri (si mormora Olanda e Norvegia, ma in passato si è andati in Germania) e di un impianto italiano. Trasporti via mare, i viaggi dovrebbero iniziare ai primi di settembre, in contemporanea con l’ampliamento del porta a porta a 325mila abitanti. Si tratterà  dei rifiuti prodotti a Napoli trasformati in tritovagliati imballati ma, attraverso un accordo con la provincia, anche di quelli prodotti dagli impianti Stir di Caivano, Giugliano e Tufino, consentendo così i lavori programmati dalla SapNa per ottenere la stabilizzazione della frazione umida. «Durante le trattative abbiamo dovuto recuperare l’immagine delle istituzioni partenopee – spiega il sindaco Luigi de Magistris -. Il costo del trasferimento all’estero sarà  comunque inferiore a quello verso le altre province e regioni». La tariffa contrattata si terrà  sotto i 113 euro a tonnellata che si pagano per conferire negli Stir. Negli anni, sfruttando l’emergenza, i costi spesso sono saliti oltre i 200 euro, a cui si sono aggiunti i costi per i noli (solo di bobcat in un anno si è bruciato 1milione e 200mila euro) e i turni di lavoro straordinari (6milioni di euro pagati da Asìa).
Offerte per i rifiuti napoletani, più vantaggiose, sono arrivate anche da paesi dell’est Europa, dall’Asia e dell’Africa ma, ha spiegato il vicesindaco Tommaso Sodano, non c’erano le garanzie sul rispetto dell’ambiente assicurate dai partner scelti. A marzo la Partenope Ambiente (la società  controllata dalla A2A che gestisce l’inceneritore di Acerra e lo Stir di Caivano) ha provato a smaltire 30mila tonnellate di sottovagliatura prodotte a Caivano presso la discarica di Jerez de la Frontera. I rifiuti sono stati però bloccati dalle autorità  della Andalusia il 9 marzo. E’ il direttore generale del settore ambiente, Jesus Nieto Gonzales, a negare il permesso al trasferimento: dai dati forniti, si legge nella comunicazione ufficiale, non si ha certezza della composizione chimica dei rifiuti e in alcuni casi non si è certi che la loro categoria sia quella indicata nella notifica. Le autorità  spagnole, in sostanza, non sono sicure di cosa sarebbe finito nell’impianto.
Un problema che interroga il ciclo così come l’ha disegnato la regione (e l’Impregilo ancora prima): una volta che l’immondizia non si separa all’origine, ma finisce come talquale negli Stir, il trattamento finale (e la separazione dei materiali) lascia zone d’ombra. «I rifiuti di Napoli – spiega Sodano – non possono essere più trattati separatamente, è materiale che può andare in discarica o nell’inceneritore. Ma il piano che abbiamo messo a punto, con il porta a porta, il compostaggio e il Trattamento meccanico manuale, va nella direzione di separare a monte i rifiuti, valorizzando i materiali, così come chiede l’Europa. L’inceneritore a Napoli est, capace di bruciare tutta la produzione cittadina, andrebbe invece nella direzione opposta, disincentivando la differenziata». Il 17 agosto il comune presenterà  le obiezioni al piano regionale: «Utilizzeremo ogni strada per scoraggiare chi ritiene necessario il termovalorizzatore. E non verranno aperte nuove discariche a Chiaiano e Marano: al loro posto, il parco dell’Area Nord».


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