L’iPhone affossa il BlackBerry utile Rim -58%, il titolo crolla

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NEW YORK – Anche ieri milioni di italiani e americani hanno continuato a usare il Blackberry per telefonare e scrivere email, per consultare il web e accedere al Bbm (instant messaging). «Ma il tempo stringe e l’azienda che ha prodotto il primo smartphone potrebbe presto scomparire», ha avvertito Bill Kreher, l’analista della finanziaria Edward Jones che segue da vicino le sorti della Rim (Research in motion), la holding che controlla il magico telefonino. Il suo timore? Che gli ultimi, disastrosi risultati trimestrali dell’azienda canadese di Waterloo, Ontario, possano far affondare la «principessa dei cellulari».
La Rim aveva avuto finora una storia gloriosa. Fondata alla vigilia del nuovo millennio da Mike Lazaridis, e guidata da lui stesso e Jim Balsille, era riuscita a imporre il Blackberry come mezzo di comunicazione essenziale nel mondo di Wall Street. La diffusione si era poi allargata alla politica (anche Barack Obama ne è «assuefatto»), al governo americano, ad altri settori del business. Era infine diventato uno strumento di comunicazione di massa. Ma l’irruzione del iPhone di Steve Jobs e l’arrivo di Android, il software concepito da Google per gli smartphone, ha cambiato scenari ed equilibri di potere.
Ormai il Blackberry sembra un oggetto del passato e, soprattutto da parte dei giovani, viene trattato con sufficienza. I consumatori americani gli stanno voltando le spalle, affidandosi a Jobs e al prestigio di Google. Tutto ciò ha avuto una immediata traduzione negli utili trimestrali della Rim, precipitati del 58,7 per cento, a 329 milioni di dollari, soprattutto per la fredda accoglienza nel pubblico dei nuovi modelli Linea 7 della Blackberry, di cui sono stati venduti nel secondo trimestre solo 10,9 milioni di esemplari (un milione meno rispetto alle aspettative).
Il fatturato degli ultimi tre mesi si è abbassato del 10 per cento (4,2 miliardi di dollari). Il margine di profitto è passato dal 44,5 per cento dell’anno scorso al 38,7. E, a complicare le cose, c’è stata anche la delusione del «mondo Rim» per i contratti con cui il management ha cercato invano di contrastare l’offensiva Apple e Google.
Certo il tracollo di ieri della Rim è stato inaspettato e violento. All’apertura delle borse Nord-Americane il titolo perdeva sul 20 per cento con un crollo di circa 3 miliardi di dollari nella capitalizzazione di Borsa. «Abbiamo molti interrogativi irrisolti sul management e sul futuro dell’azienda», ha spiegato Barry Schwartz, vice presidente della Baskin service, che investe grandi capitali nel hi-tech. Per ora gli executives delle Rim hanno puntato tutto sulle nuove versioni del Blackberry e sulla tablet PlayBook, che però non decolla.
Ma i mercati sono stati impietosi e ora, forse per la prima volta con tanta serietà , si ipotizza la cessione della Rim a un’altra azienda disposta a raccogliere la sfida di iPhone e Android.


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